L'election day può garantire «un risparmio di 40.000 euro per ogni famiglia sfollata». È duro il presidente del Comitato promotore del referendum elettorale, Giovanni Guzzetta che
accusa: «È questo il prezzo dell'arroganza della Lega». In una conferenza stampa convocata all'indomani del vertice Pdl-Lega, presieduto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha sancito il no all'accorpamento al 7 giugno per elezioni europee, amministrative e referendum, i promotori della consultazione popolare parlano di «insulto alla democrazia e furto di democrazia».
Guzzetta, e il coordinatore del Comitato Mario Segni, contraddicono inoltre il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, secondo il quale l'election day sarebbe anticostituzionale oltre che senza precedenti nella storia del Paese. «È falso», ha replicato Guzzetta, ricordando i precedenti del 2 giugno 1946 (Monarchia-Repubblica e Assemblea costituente), del 1989, quando si aprirono i seggi anche per le elezioni europee e cita i pareri favorevoli di quattro presidenti emeriti della Corte Costituzionale. «Ci auguriamo che prevalga il buon senso», hanno detto Guzzetta e Segni, osservando che «fino a quando il Presidente della Repubblica non firmerà il decreto di indizione del referendum» per gli italiani sarà ancora possibile esprimersi.
Di Pietro: la decisione è un doppio furto, penale e di democrazia. «La decisione di votare per il referendum in una data diversa da quella delle elezioni è un doppio furto: un furto penale e un furto di democrazia». Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro commenta così la decisione del governo di indire il referendum di bib fare l'election day, ma di votare probabilmente il 21 giugno.«È un furto penale - aggiunge Di Pietro - perchè c'è di fatto l'appropriazione indebita di denaro pubblico per far votare per il referendum in una data diversa da quella delle elezioni. E poi c'è un furto di democrazia perchè si nega in questo modo ai cittadini di poter esprimere la propria opinione su un referendum importante come questo».La speranza della Lega, infatti, secondo il deputato dell'Idv, «è che non si raggiunga il quorum. È un comportamento irresponsabile. Il governo e Berlusconi si fanno ricattare da Bossi e dal suo partito».
La presidente della provincia dell'Aquila Pezzopane: 460 milioni buttati dalla finestra. Casa dello studente, strade, scuole, asili, uffici pubblici nel capoluogo abruzzese: c'è questo e anche di più nei 460 milioni di euro che il Governo «butterà dalla finestra» per spostare la data del referendum rispetto alle elezioni del 6 e 7 giugno. È furiosa la presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane.«Solo per rifare le strade - ha aggiunto la Pezzopane - occorrono 30 milioni di euro, 100 milioni di euro per palazzi e scuole, altri 30 milioni per riacquistare il patrimonio librario. Non si comprende come, il presidente Berlusconi pretenda di convincere sul massimo senso di responsabilità del Governo riguardo alla ricostruzione dell'Abruzzo, se dichiara poi di essere sereno rispetto alle critiche che stanno montando da ogni parte contro questo spreco di denaro che ha anche una motivazione abietta: quella di spostarlo in un turno in cui difficilmente raggiungerà il quorum e dunque di boicottare un istituto di democrazia popolare». (N.Co.)