Di proroga in proroga, di terremoto in terremoto non sono ancora entrate in vigore. Le norme tecniche per le costruzioni sono nate nel settembre 2005, con il pensiero rivolto al sisma del 2002 in Molise che uccise 27 bambini e mise a nudo la drammatica realtà di un Paese come l'Italia, ad alto rischio sismico, privo di regole di sicurezza per gli edifici. E disattento rispetto al patrimonio esistente.

Dal 2005 a oggi però non è cambiato molto tanto che il Governo sta pensando di correre ai ripari anche attraverso il piano casa. E di vincolare, come ha spiegato Claudio Scajola, ministro per lo sviluppo economico, gli incentivi per l'ampliamento «al rispetto delle norme di costruzione anti–sismica». Proprio quelle norme hanno già avuto tre proroghe (due del governo Prodi, una del governo Berlusconi), ritocchi e fasi transitorie, e ancora oggi non sono obbligatorie. Nonostante siano, come spiega Luca Sanpaolesi, professore emerito di Tecnica delle costruzioni a Pisa, la prima normativa italiana che adotta principi seri in tema di antisismica.

Ricostruiamo allora la storia di questi rinvii. Siamo nel 2002: dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia l'allora capo del Governo, Silvio Berlusconi, disse: «Basta». E prese il via il lavoro di riscrittura delle regole, prima con l'ordinanza di Protezione civile (3274/2003) e poi con il decreto delle Infrastrutture datato 14 settembre 2005. Lì ci sono le indicazioni su come disegnare in sicurezza le strutture, in muratura, in cemento armato e in legno. Ma ci sono anche le prescrizioni per mettere in sicurezza gli edifici esistenti. Il decreto entra in vigore il 24 ottobre 2005 e subito finisce nel limbo della fase transitoria. Inizialmente deve durare 18 mesi. Il governo Prodi la prolunga fino a dicembre 2007. Intanto, si scatenano polemiche sul testo. Si decide allora di rimetterci mano e si arriva a un ritocco nel gennaio del 2008. E alla seconda proroga: l'entrata in vigore è spostata al 30 giugno 2009. Ma almeno per gli edifici strategici nuovi (scuole, ospedali, infrastrutture) l'applicazione scatta da marzo 2008. Per intenderci: strutture come l'ospedale civile o la Casa dello studente dell'Aquila oggi dovrebbero essere costruite con le nuove norme. Sul patrimonio esistente, ancora nulla.
E arriviamo intanto all'ultima proroga. Stavolta è il governo Berlusconi a proporla nel decreto di fine 2008. E si rinvia addirittura al 30 giugno 2010. Tra i motivi c'è la mancanza di una circolare esplicativa per i progettisti. La proroga è arrivata a fine febbraio, la circolare (pronta da qualche mese) è andata in Gazzetta una settimana dopo.

Eppure i costi della progettazione in sicurezza non sono esorbitanti. Lo spiega Sanpaolesi: «Le strutture incidono su un edificio nell'ordine del 20 per cento». A sentire i progettisti, poi, dietro al continuo rinvio ci sono «motivi tecnici». Ingegneri e architetti si tirano fuori dall'accusa di essere fra coloro che frenano. «Abbiamo solo preso atto delle difficoltà di applicazione riconosciute dai vari Governi», spiega il presidente dell'Ordine ingegneri, Paolo Stefanelli. E ricorda: «Non c'è ancora un software omologato per i nuovi sistemi di calcolo e non è stata completata la formazione dei progettisti».

Per Massimo Gallione, vicepresidente del Consiglio nazionale architetti, occorre investire sul patrimonio esistente. «In fondo già le attuali norme se rispettate sarebbero sufficienti, ma gli adeguamenti vanno fatti, specie per edifici degli anni '60-70». Ma in alcuni casi più che le ultime norme tecniche basterebbe osservare le più banali nozioni di progettazione anti-sismica. Secondo Maurizio Cerone, ordinario di Analisi dei dissesti all'Università La Sapienza di Roma: «Bastano le immagini televisive dall'Abruzzo per capire che quegli edifici in cemento armato crollati non hanno rispettato principi elementari delle costruzioni».
Gallione ripropone il fascicolo del fabbricato, in modo che i proprietari «abbiano un'idea di cosa debbono fare per la messa in sicurezza dell'edificio». Stefanelli pone l'accento sulla demolizione-ricostruzione: «Con il bonus del 35% di volumetria si può dare una spinta al rinnovo degli edifici esistenti».