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Berlusconi nel libro di Vespa:
«La Gandus? Nemico dichiarato»

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20 maggio 2009

Il premier torna ad attaccare un magistrato, in questo caso la titolare del processo Mills sulle tangenti Fininvest, Nicoletta Gandus. Succede attraverso un'intervista contenuta nel prossimo libro di Bruno Vespa, di cui sono state diffuse delle anticipazioni all'indomani della pubblicazione delle motivazioni della discussa sentenza del processo in cui il premier è coimputato (posizione stralciata grazie al lodo Alfano e in attesa che la Corte costituzionale si esprima).

«È curioso sostenere, come ha fatto la Corte d'Appello, che la Gandus - ha dichiarato a Vespa il presidente Berlusconi - pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d'imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudice non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale».

Quanto all'avvocato inglese condannato a 4 anni e mezzo con le motivazioni appena rese pubbliche, «le mie società ne tanto meno io - ha aggiunto Berlusconi - avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di una sentenza di condanna. Davvero un'assoluta assurdità».

Insomma, i famosi 600 mila dollari, al centro dell'inchiesta e del processo a Mills, non sono stati mai versati né dalle «mie società, né tanto meno da me». Oltretutto, «l'avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all'estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest. Io non ricordo di averlo mai conosciuto». Quanto a David Mills ha dichiarato di essere«deluso e sorpreso, ma faremo appello, e l'appello ha un'eccellente prospettiva di successo». Mills ha parlato ai microfoni di Sky. «Quando il caso sarà chiuso, certamente darò ulteriori spiegazioni», ha precisato.

Si profila, intanto, l'intervento del Csm dopo l'ultimo attacco del premier ai giudici milanesi del processo Mills. Ad annunciare battaglia è il consigliere togato di Magistratura democratica (la stessa corrente del giudice Gandus), Livio Pepino, convinto che la soluzione «più efficace» sia quella di chiedere la prossima settimana in plenum di discutere la pratica a tutela di Nicoletta Gandus e dei colleghi che compongono il collegio, già approvata la scorsa estate dalla Prima Commissione.

In quel documento il premier veniva richiamato per aver rivolto «espressioni denigratorie» e «gravi accuse manifestamente idonee a delegittimare l'operato» dei giudici. Ma da un anno è rimasto congelato, in attesa di una revisione complessiva delle regole sulle pratiche a tutela. Ma, all'indomani dell'esternazione di Berlusconi e della promessa di andare in Parlamento «a dire cosa penso di certa magistratura», a Palazzo dei Marescialli l'ipotesi di stringere i tempi si fa strada.

Criiche a Berlusconi anche dall'Associazione nazionale magistrati (Anm). «Non è accettabile - sono parole del segretario Giuseppe Cascini - che la discussione sulle sentenze emesse dai tribunali italiani si trasformi in una invettiva personale nei confronti dei giudici accusati dal presidente del Consiglio di mancanza di imparzialità, di essere portatori di un'ideologia contraria a quella dell'attuale maggioranza del governo». Ed è «molto grave he esponenti politici facciano dichiarazioni che minano la credibilità dell'ordine giudiziario e mettono in discussione la credibilità delle decisioni dei giudici. Qualunque imputato condannato potrebbe domani ripetere parole simili a quelle detta dal senatore Maurizio Gasparri per delegittimare la decisione assunta dal tribunale. Questo non è accettabile in nessun paese civile. È un metodo contrario a qualunque democrazia liberale».

A stretto giro di posta la replica Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «Spiace dover constatare che, ancora una volta, l'Anm parli e agisca come una cellula politica, dedita a combattere una battaglia di parte contro quelli che considera avversari politici». Concorde l'avvocato del premier e deputato Pdl Niccolò Ghedini: «L'Anm ha sbagliato perché il premier ha criticato un giudice politicamente esposto che già negli anni passati lo aveva attaccato e che poi non si astiene dal giudicare un suo contraddittore politico».

20 maggio 2009
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