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Appalti, in cella Badalamenti jr e altre 19 persone

di Nino Amadore

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23 Maggio 2009

È stato forse un modo per ricordare Peppino Impastato, il giornalista di Cinisi che proprio nel maggio di 31 anni fa fu ucciso dagli sgherri mandati dal boss don Tano Badalamenti, detto "don Tano seduto". A lui, al militante di Lotta Continua trucidato dalla mafia, è stato dedicato il film «I Centopassi» e proprio Centopassi-Mixer si chiama l'operazione che i Ros dei carabinieri di Palermo hanno messo a segno ieri arrestando su ordine del Gip del Tribunale di Palermo, tra gli altri, il figlio di "don Tano seduto", Leonardo Badalamenti, da anni residente in Venezuela. Venti in tutto le persone finite in manette con l'accusa di associazione mafiosa, falso, truffa aggravata per il conseguimento delle erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori aggravati dal metodo mafioso, tentata truffa e corruzione aggravati dalla transnazionalità dei reati.

In pratica questa inchiesta condotta dalla Procura di Palermo dimostra che Cosa nostra ha già da tempo avviato nuovi affari e ha esteso la speculazione criminale in regioni come la Toscana e la Puglia, oltre alla Sicilia e in paesi come la Spagna, il Venezuela e il Brasile dove sono stati localizzati sette dei 20 indagati. Questa inchiesta dimostra che i collegamenti dei siciliani con le famiglie sconfitte dalla furia dei corleonesi negli anni 80 (i cosiddetti scappati) continuano a essere vivi e che soprattutto quelle famiglie hanno ritrovato una loro vitalità criminale. Tale situazione, secondo gli investigatori, potrebbe essere riconducibile all'esigenza di Cosa nostra di recuperare gli esponenti di antica affidabilità soprattuto in funzione del traffico internazionale di stupefacenti.

L'inchiesta è stata avviata in Toscana nei confronti di alcuni imprenditori edili ritenuti emanazione della famiglia mafiosa di Polizzi Generosa (Palermo) che è storicamente inserita nel mandamento di San Mauro Castelverde (Palermo). In una prima fase è stata documentata l'infiltrazione in alcuni appalti banditi dalla Regione sulla base di un modello di aggiudicazione preordinato già sperimentato in Sicilia che consentiva loro il controllo sistematico dei lavori pubblici. Successivamente i carabinieri del Ros hanno documentato come Gandolfo Zafarana, ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa di Polizzi, e Gaspare Ofria nipote di don Tano Badalamenti, attraverso le rispettive imprese edili fossero interessati alla ritrutturazione di un'azienda agrituristica a Polizzi interamente finanziata con i fondi pubblici erogati dalla Regione siciliana, ottenuti tramite artifici contabili nel corso dell'esecuzione dei lavori.
Sono stati poi accertati i rapporti dei due imprenditori con i fratelli Antonio e Saverio Maranto, uomini d'onore della famiglia di Polizzi, che era contrapposta negli anni Ottanta ai Badalamenti. Indagando sui contatti tra Ofria e il cugino Leonardo Badalamenti i carabinieri hanno scoperto come quest'ultimo fosse a capo di un sodalizio criminale impegnato nella negoziazione di titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela e destinati a garantire l'apertura di linee di credito in istituti bancari di diversi paesi stranieri. I carabinieri hanno così accertato una gigantesca truffa ai danni delle filiali di Hong Kong Shangai Bank, di Lehman Brothers e di una banca d'affari britannica per un importo complessivo di oltre un miliardo di dollari Usa.

23 Maggio 2009
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