Un Berlusconi con le mani più libere. Anche nell'attribuzione delle quote di controllo del suo gruppo, un impero che vale tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. È questo uno degli effetti del divorzio tra il premier e Veronica Lario. Con quest'ultima che perderà sì la sua quota del 25% di legittima al momento della successione, ma dovrà anche valutare con attenzione le conseguenze della sua decisione per i figli.
A oggi non esistono questioni sulla divisione del patrimonio, perché i coniugi sono in separazione dei beni, il che comporta che ciascuno abbia un proprio patrimonio separato. Questo non esclude che Silvio Berlusconi e Veronica Lario, nel corso del matrimonio, abbiano acquistato alcuni beni in comune, sui quali è sorta una comunione ordinaria, ma un patrimonio comune da dividere non esiste. Una questione patrimoniale potrà esistere invece solo al momento dell'eredità e considerati i valori in gioco, non si tratta di una questione da poco. Se il procedimento avviato da Veronica Lario porterà la coppia al divorzio, a prescindere dagli eventi della separazione, l'uscita della moglie dall'asse ereditario del marito è una prospettiva certa, di cui il marito potrà tenere conto nella determinazione dell'assetto del proprio patrimonio tra i figli.
Venendo ai numeri, attualmente la moglie ha un'aspettativa ereditaria pari al 25% del capitale, mentre i cinque figli del premier (due avuti dalla prima moglie e tre dalla signora Lario) hanno un'aspettativa del 50%, mentre il restante 25% è quota disponibile da parte del premier. In caso di divorzio la moglie perderebbe l'aspettativa del suo 25% (che, su un patrimonio come quello del marito, ha un valore notevolissimo). Ciò avvantaggerebbe in parti uguali tutti i figli, che vedrebbero aumentare la rispettiva quota di legittima, da dividersi in parti uguali, che passerebbe dal 50% al 66,666%, e contemporaneamente accrescerebbe la quota disponibile, che passerebbe dal 25% al 33,333%.
Per chi ama il risiko societario e intende contrapporre i figli Berlusconi in due gruppi familiari, si passerebbe dalla situazione attuale in cui la signora Lario e i tre figli più giovani aspirano al 55% del patrimonio (25% della madre e 10% di ciascun figlio) a una situazione futura in cui ciascun figlio aspirerà al 13,333% e il padre potrà distribuire tra di loro il restante 33,333%, potendo in questo modo determinare con maggiore libertà il controllo del suo gruppo tra i figli. Se volesse, il capo del Governo potrebbe blindare la maggioranza del gruppo in capo a Marina e Piersilvio. Ciò, naturalmente, tenendo conto delle divisioni già effettuate nel corso degli anni passati e che hanno visto ciascuno dei 5 figli essere assegnatario di una quota pari a circa il 7% del capitale Fininvest, potendo così accumulare sostanziosi dividendi. Come a volte avviene, non solo a Hollywood, un divorzio tra persone di grande notorietà rischia di trasformarsi anche in una guerra legale. Dove a farla da protagonisti sono gli avvocati. In serata è caduto il "giallo" sul difensore di Veronica Lario: è Maria Cristina Morelli, legale del Foro di Milano dal 1991, ha seguito la fase inziale della vicenda di Eluana Englaro, sostenendo la posizione del padre Beppino. Silvio Berlusconi (che ieri ad Arcore ha incontrato i legali e i figli), anche se manca una conferma, dovrebbe fare ancora conto sullo studio del suo "storico" avvocato penalista, Niccolò Ghedini e in particolare sul contributo di Ippolita Ghedini, sorella di Niccolò, civilista ed esperta di diritto di famiglia.