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I giudici: Mills fu corrotto per proteggere Berlusconi. Il premier: è uno scandalo

di Donatella Stasio

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20 Maggio 2009


C'erano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest dietro la «falsa testimonianza» dell'avvocato inglese David Mills nei processi milanesi riguardanti il gruppo televisivo, quello sulla corruzione della Guardia di Finanza e All Iberian. Mills mentì e fu reticente «per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse - scrivono i giudici di Milano, presieduti da Nicoletta Gandus - o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento» di «operazioni societarie e finanziarie illecite», oltre che «per perseguire il proprio ingente vantaggio economico».

Nel 2000, «dopo che aveva svolto i suoi compiti», l'avvocato inglese - per anni consulente della Fininvest e creatore del sistema di società off shore collegate alle aziende di proprietà del premier - intascò i 600mila dollari promessigli l'anno prima dal manager Fininvest Carlo Bernasconi, deceduto l'anno dopo. E Bernasconi era «persona che agiva in nome e per conto di Silvio Berlusconi».

Corrotto e corruttore. Non c'è alcuna "reticenza" nelle 373 pagine della sentenza - depositata ieri - con cui i giudici della decima sezione del Tribunale di Milano hanno condannato David Mills a 4 anni e sei mesi e a 250mila euro di risarcimento danni alla Presidenza del Consiglio (costituitasi parte civile). Nessuna reticenza a indicare Berlusconi come corruttore dell'avvocato inglese anche se Berlusconi, formalmente, non è più parte di questo processo.

Nello scorso autunno la sua posizione fu stralciata in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla legittimità del Lodo Alfano, lo scudo varato dal Governo per sospendere i processi alle quattro più alte cariche dello Stato (la decisione non è stata ancora fissata). Di fronte a un reato come la corruzione giudiziaria (a "concorso necessario"), era inevitabile che i giudici si spingessero a valutare (sia pure indirettamente) anche la posizione del concorrente, ovvero del premier. Che, nelle affermazioni del Tribunale, appare senza ombra di dubbio il corruttore di Mills.

Il Tribunale parla di prove «incontrovertibili» che dimostrano la fondatezza delle accuse. I giudici ricordano anzitutto che, nel processo per la corruzione nella Guardia di Finanza, è stata accertata in via definitiva la corruzione delle Fiamme gialle per non svolgere approfondite indagini sulle società del Gruppo Fininvest e per non farne emergere la reale proprietà, ma non sono stati ritenuti sufficienti gli indizi del collegamento diretto tra i funzionari corrotti e Berlusconi, al contrario di quello con un altro dirigente Fininvest, Salvatore Sciascia, condannato in via definitiva.

In quel processo, Mills ha «omesso di dichiarare», pur se interrogato, che la proprietà delle società off shore del Fininvest B Group «faceva capo direttamente e personalmente a Berlusconi»; ha «omesso di riferire» la telefonata con Berlusconi nella notte di giovedì 23 novembre '95, «sulla società All Iberian e sul finanziamento illegale di 10 miliardi di lire erogato da Berlusconi tramite All Iberian a Bettino Craxi»; inoltre, ha detto «il falso» sul compenso di circa un milione e mezzo di sterline ricevuto una tantum nel '96 a seguito di accordi con Berlusconi, qualificato come «dividendi» e tenuto bloccato fino al 2000 in un deposito bancario.

Quanto al processo All Iberian, i giudici ricordano che l'illecito finanziamento a Craxi da parte di Fininvest, tramite All Iberian, è definitivamente provato «visto che la condanna di primo grado dei vertici della società, e fra essi di Silvio Berlusconi, non è stata riformata nel merito, ma per intervenuta prescrizione»; ebbene, Mills ha «eluso» le «domande sulla proprietà delle società off shore». «Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni - scrive il Tribunale - sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti».

Quella reticenza («l'osservanza dell'accordo») gli è stata pagata 600mila dollari; la somma cercò di essere nascosta con «un'artificiosa, tanto opaca, quanto raffinata modalità di trasferimento» ai conti di Mills, «di per sé indicativa della illiceità della complessiva operazione»: un «lungo viaggio nel tempo e negli spazi di volta in volta creati nei contenitori finanziari (che in questo processo sono stati chiamati "brocche" o scatoloni, che potrebbero comunque definirsi centrifughe di lavatrici) prima di arrivare al corrotto, nel marzo 2000».

20 Maggio 2009
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