Nella magistratura «grumi di eversione»? Non solo: «Con le loro sentenze basate sul ribaltamento della realtà i giudici voglio ribaltare i risultati delle elezioni e sostituire chi è stato democraticamente eletto. Come già accaduto nel '94».
Detto fatto. Dopo una settimana chiuso nel "bunker" a vagliare le conseguenze del caso Letizia Noemi - la diciottenne di Napoli con la quale «non ho avuto rapporti piccanti» - Silvio Berlusconi è tornato. Oggi all'Aquila, e da qui al 6 giugno in tutte le occasioni pubbliche in cui sarà presente, il premier non rinuncerà a dire la sua. Nel modo che più gli è congeniale: attaccando e contrattacando. Sul caso Noemi, sui giornalisti che falsano la verità, sull'opposizione «vergognosa», sui meriti del governo e soprattutto sulla magistratura. «Non lascerò la politica - ha detto ieri - finché non saranno separate le carriere di giudici e Pm». Sembra essere questa la nuova crociata. Sullo sfondo il risentimento per la condanna dell'avvocato David Mills per corruzione in atti giudiziari da parte dei giudici di Milano. E anche il timore di qualche azione nuova da parte delle procure con l'inevitabile effetto-annuncio: esattamente come avvenne nel '94, quando gli fu recapitato un avviso di garanzia durante i lavori del G-8 di Napoli.
Berlusconi ha scelto la linea dura per parlare alla pancia del suo elettorato e puntare a sfondare la soglia "psicologica" del 40% con il suo Pdl. Un buon successo del partito e suo personale (il premier è capolista in tutte le circoscrizioni alle europee) e soprattutto un buon successo del Pdl al Nord nonostante la competition della Lega darebbero a Berlusconi la forza politica per precedere alle riforme annunciate, dal premierato alla separazione delle carriere dei giudici, con «chi ci sta».
Resta da vedere i contraccopi istituzionali di questo affondo contro la magistratura. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si sta mantenendo fedele al mandato di non intervenire a caldo nelle polemiche elettorali: ma già ieri ha diramato una nota in cui ricorda le sue posizioni a riguardo («politica e giustizia hanno una comune responsabilità istituzionale quindi devono evitare le ostilità»). E il suo discorso al plenum del Csm del 9 giugno, a urne europee chiuse, sarà tutto all'insegna dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura.
Su questa strada, così come su quella delle riforme istituzionali condivise e non a colpi di maggioranza, il capo dello Stato potrà contare anche sulla sponda del presidente della Camera Gianfranco Fini. E sono note le resistenze della Lega e del suo leader Umberto Bossi a seguire il premier nella crociata anti-magistatura. Tutte contraddizioni destinate a esplodere dopo le elezioni, europee ed amministrative. E non prima di aver fatto la "pesa" del voti all'interno della maggioranza.