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Il Cnr: le nuove tecnologie per combattere il traffico illecito dei rifiuti

di Gianni Rusconi

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5 maggio 2009

Ogni anno in Italia svaniscono oltre 20 milioni di tonnellate di rifiuti, una montagna alta circa 1.900 metri con una base di tre ettari che rende alla criminalità organizzata circa 22 miliardi di euro. I dati diffusi qualche settimana fa dall'Europol (European Police Office), che confermano inoltre come il 71% dei traffici abbiano carattere internazionale in relazione alla movimentazione di rifiuti verso Paesi con un apparato penale più blando e con controlli meno efficaci, fanno tristemente il paio con quelli del Rapporto Ecomafia 2009 di Legambiente presentato oggi. L'ecomafia è una realtà assai consistente, non ci possono essere dubbi di sorta, e al momento le uniche armi per combatterlo sono le pene detentive e le sanzioni pecuniarie previste per chi non rispetta le norme vigenti (un recente studio Ue ha rilevato che in 13 porti europei il 50% delle spedizioni di rifiuti sono fuorilegge).
In realtà un rimedio ci sarebbe e chiama in causa le nuove tecnologie, almeno stando alle convinzioni dei ricercatori del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, che hanno ampiamente dibattuto di questa opportunità nel corso di un evento tenutosi a Roma a metà aprile. Dal Consiglio nazionale delle ricerche è arrivato in tal senso un messaggio importante: con l'ausilio di dispositivi Rfid (Radio Frequency Identification) in grado di trasportare fino a due Mbyte di dati, di sistemi radio mobili e di posizionamento è oggi possibile tracciare in modo evoluto il traffico illecito dei rifiuti. Reti e apparati di trasporto dati intelligenti, dunque, da aggiungere alla presenza sempre più capillare di apparecchi di videosorveglianza per ricostruire digitalmente gli itinerari e per rilevare in modo automatico gli smaltimenti abusivi. La ricetta del Cnr ha vari ingredienti e come dicono i diretti interessati va oltre il mero concetto di monitoraggio basato sulla semplice acquisizione e registrazione dei dati. Un esempio? Il sistema sviluppato dall'Irsa-Cnr in collaborazione con il Politecnico di Bari ed il Centro internazionale alti studi universitari (Ciasu). Il sistema in questione si compone di una unità transponder Gps/Gprs/Gsm da montare sui mezzi destinati al trasporto dei rifiuti solidi e liquidi che trasmette a un computer centrale (sul quale girano appositi software di Data Mining e di Knowled¬ge Discovery per la gestione e la fruizione dei dati raccolti) la posizione del veicolo, le variazioni di peso, di rotta e tutte le informazioni necessarie per tracciare gli effettivi itinerari seguiti e individuare i luoghi di carico e scarico. Se in poche parole si registrano variazioni di percorso, soste prolungate, attraversamenti di aree protette e quant'altro di anomalo il sistema lo rileva in tempo reale. La soluzione sulla carta è efficace e del tutto percorribile (a costi e risorse necessarie per implementarle su larga scala il Cnr non ha fatto cenno) ma c'è un aspetto da non dimenticare, sottolineato con enfasi anche da Giuseppe Cavarretta, direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr: "la nuova direttiva sui rifiuti 2008/98 stabilisce con chiarezza che la gestione dei rifiuti deve essere conforme a una gerarchia che ponga in ordine di priorità prevenzione, riuso, riciclaggio, altre forme di recupero e infine smaltimento". Come dire: oggi l'attenzione è tutta da un'altra parte e a prescriverlo è la legge vigente in materia.

5 maggio 2009
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