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LA CAMPAGNA ELETTORALE

Penati rilancia il Pd del Nord
in vista del congresso di ottobre

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23 giugno 2009

Il presidente uscente della Provincia di Milano, Filippo Penati, sconfitto per poco più di quattromila voti dal candidato Pdl Guido Podestà non si lascia abbattere e, in vista del congresso di partito, sottolinea come dal capoluogo lombardo sia partito un messaggio per il Pd nazionale. Secondo Penati, che ha analizzato il voto in una conferenza stampa, il risultato ottenuto «soprattutto a Milano città», dove il centrosinistra ha preso più voti, «dimostra che il centrodestra al Nord non è imbattibile», a patto di impegnarsi su temi «come la sicurezza, l'immigrazione e le infrastrutture, senza girare la testa dall'altra parte».
«È un messaggio che deve arrivare a Roma», ha detto Penati, contrario a rinviare il congresso del Pd che a suo giudizio deve tenersi in autunno. «Esiste una proposta politica del Pd al Nord», ha sottolineato, portando come esempio la rielezione di Flavio Zanonato a sindaco di Padova.

Intanto la segreteria del partito ha confermato il congresso per ottobre.
Sergio Chiamparino ha proposto il rinvio delle assise ma gli è stato fatto notare che è lo statuto a prevedere lo svolgimento del congresso ad ottobre. Resta confermata la data del 25 per le primarie che eleggeranno il segretario.
Al termine della segretaria è stato lo stesso Franceschini a confermare che « il congresso si farà in autunno come stabilito dallo statuto». Chiamparino ha ripetuto la sua posizione: «ho ribadito le mie perplessità, la politica dovrebbe prevalere sullo statuto».

Sul fronte delle intese non si placa la tensione con l'Idv. E Antonio Di Pietro avverte: «il Pd deve decidere che cosa vuole fare da grande e poi, solo dopo, possiamo parlare di possibili alleanze». In queste elezioni secondo l'ex pm «ha pesato più l'Idv dell'Udc nelle situazioni in cui si è raggiunto un accordo».
Ma Di Pietro va oltre e dice di sperare che il Pd «si doti al più presto di una classe dirigente per costruire un'alleanza». «Non staremo con un Pd che sta con un piede in una scarpa con l'Udc, un piede in un'altra scarpa, e rischia di rimanere senza scarpe».

23 giugno 2009
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