Il panino al concerto di Renato Zero e la bibita allo spettacolo di Fiorello, il gelato al bar del solarium e il caffè allo stadio: a Catania anche questo era gestito dalla mafia. Lo hanno accertato le indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia etnea e condotte dai carabinieri del comando provinciale, che all'alba, nell'ambito dell'operazione denominata "Plenum", hanno dato esecuzione a 15 ordinanze d'arresto nei confronti di persone riconducibili al clan mafioso dei Mazzei, conosciuti come i "carcagnusi" (un'ordinanza non è stata eseguita, quattro imputati erano già in carcere).
I provvedimenti del gip Grazia Anna Caserta, emessi su richiesta del procuratore capo della Dda Vincenzo D'Agata e del sostituto procuratore della Dda Giovannella Scaminaci, hanno colpito nel cuore il gruppo mafioso, portando in carcere tra gli altri il responsabile Angelo Privitera, detto "Scirocco", e disarticolando il clan dedito a estorsioni, rapine nonché al traffico e allo spaccio di droga a Catania e Siracusa. Ma tra gli arrestati figurano anche tre imprenditori accusati di avere reimpiegato in attività economiche "pulite" il denaro dei clan catanesi Santapaola, Laudani, Mazzei. «I gruppi mafiosi attivi a Catania – ha spiegato D'Agata – mettono da parte ogni contrapposizione quando devono concludere affari, come è avvenuto in questo caso, in cui in accordo stabilivano gli investimenti di tipo economico».
Le indagini, durate quasi due anni, hanno messo in luce il meccanismo di reimpiego del denaro proveniente da attività illecite, soprattutto dallo spaccio ma anche dalle estorsioni e dalle rapine, tra il 2002 e il 2003: veri "summit" si svolgevano periodicamente in una Totoricevitoria di proprietà di uno degli imprenditori arrestati, peraltro nei pressi della caserma dei vigili del fuoco. Proprio in questi vertici le organizzazioni criminali hanno deciso di investire nella gestione del servizio di bar, tavola calda e ristoro in occasione del concerto di Renato Zero del luglio 2002 e dello spettacolo di Fiorello nel novembre 2002 a Catania, come pure, tra il 2002 e il 2003, nella gestione degli stessi servizi presso due solarium del lungomare cittadino e le spiagge libere della Plaja, in cui era compresa anche la gestione del parcheggio; si tratta, in questo caso, di appalti comunali, ma nell'inchiesta non figurano tra gli imputati pubblici amministratori. Dalle indagini è anche emerso che i clan controllavano direttamente il bar all'interno dello stadio "Cibali", ora "Massimino", di Catania, nella stagione 2002-2003. «Per partecipare e vincere gli appalti le imprese hanno dimostrato di avere i requisiti di legge», spiegano gli inquirenti. Si tratta di attività di piccola dimensione, il cui ricavo in un anno comunque superava il milione di euro.
I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapine e reimpiego di denaro di provenienza illecita.