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Gheddafi: prima le imprese italiane

di Gerardo Pelosi

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13 Giugno 2009

Le imprese italiane «avranno la priorità in Libia» per le commesse previste dal grande piano di infrastrutture da 150 miliardi di euro lanciato per il 40° anniversario della rivoluzione e per la presenza nelle zone franche (con cinque anni di esenzione fiscale) dove Tripoli intende investire circa 13 miliardi di euro.
È l'assicurazione del leader libico, Muammar Gheddafi, ai circa 600 imprenditori riuniti ieri in Confindustria e guidati dal presidente, Emma Marcegaglia che ha registrato con soddisfazione la «svolta nelle relazioni bilaterali». Una visita, quella del colonnello agli imprenditori, che ha testimoniato la volontà concreta di Tripoli di rafforzare le relazioni economiche con l'Italia e di garantire anche in futuro, come ha sottolineato il leader, un flusso costante di forniture energetiche al nostro Paese.
L' Italia è oggi il primo partner commerciale della Libia con il 41% delle importazioni (quasi tutti prodotti energetici) e 13% di esportazioni. Nel 2008 il nostro export verso Tripoli ha superato i 2 miliardi di euro con un aumento di oltre il 20% rispetto all'anno precedente. L'obiettivo è di raddoppiare l'export entro il 2010. «Non ho timore a definire questa visita moto importante - ha detto il presidente di Confindustria, Marcegaglia – soprattutto dopo avere constatato l'atteggiamento di apertura della Libia nei nostri confronti». La Marcegaglia si è recata recentemente a Tripoli per verificare le possibilità offerte alle nostre imprese nelle zone franche in via di definizione. «Presto - ha spiegato al Marcegaglia – verrà creata una zona franca dedicata esclusivamente alle imprese italiane operanti in Libia che potranno godere per cinque anni dell'esenzione delle tasse sul reddito, sconti sull'energia elettrica e potranno utilizzare le infrastrutture locali». Ma la Libia, ha osservato la Marcegaglia, è anche interessata a rafforzare la propria presenza nelle aziende italiane. Dopo Eni e Unicredit non è un mistero che le attenzione dei libici si siano concentrate su Enel, Telecom e Impregilo. Di questo non si è parlato ieri anche se Gheddafi ha avuto una riunione ristretta con i vertici di grandi aziende: da Alessandro Profumo (accompagnato dal vicepresidente e governatore della banca libica, Farhat Omar Bengdara), Piefrancesco Guarguaglini, Fulvio Conti, Marco Tronchetti Provera, Gabriele Galateri, Alberto Bombassei, Luisa Todini.
Nel suo intervento Gheddafi non ha tradito le attese. Ha definito gli imprenditori «i soldati di questa epoca, pionieri della battaglia per le richieste di infrastrutture, costruzioni, cibo». Si è detto convinto che le esigenze delle imprese possano essere meglio difese da Berlusconi che dalla sinistra. «Voi siete fortunati – ha spiegato – perché il mio caro amico Berlusconi è al vostro fianco ed è completamente alleato con voi e, finché ci sarà Berlusconi al governo, le opportunità per le vostre imprese sono maggiori».
Il leader libico ha garantito che le aziende italiane avranno una corsia preferenziale e che non mancherà in futuro all'Italia né il petrolio né il gas di cui ha bisogno ma ha lanciato un duro monito contro chi crede di potere fare affari contando sulla corruzione. «Ci sono imprese che sbagliano pensando di lavorare guadagnandosi la benevolenza dei libici - ha detto – ma se lo scopriamo queste imprese andranno via, vi ho avvertito». A sorpresa Gheddafi ha anche risposto a domande di imprenditori (tra cui la Cogemat di Misterbianco nel settore macellazioni carni). Ma la prima domanda non poteva non riguardare gli insoluti di pagamento. «È normale - ha però risposto il leader – che qualsiasi impresa che abbia eseguito dei lavori abbia diritto ad essere pagata. Che problema c'è?»
Una visita, quella di Gheddafi in Confindustria, ha commentato il viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, che apre le porte non solo alle aziende attive nel settore energetico ma al made in Italy e alle piccole e medie imprese nei settori della meccanica, dei beni di consumo, delle costruzioni e dell'agroalimentare così come quelle delle telecomunicazioni e della cantieristica. L'Enel, come ha spiegato l'ad Fulvio Conti, è un Paese importante. E l'azienda elettrica potrebbe essere interessata alla costruzione della nuova centrale elettrica da 1400 megawatt tra Bengasi e Tripoli.

13 Giugno 2009
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