Pd, Idv e Udc scrivono al Quirinale rilanciando l'allarme sul reiterato ricorso al voto di fiducia, che espropria il Parlamento delle sue funzioni e «compromette pericolosamente l'equilibrio che la Costituzione disegna tra governo e maggioranza e tra maggioranza e opposizione». Di fronte alla 15esima fiducia (questa volta a essere «blindato» dall'esecutivo è il ddl sulle intercettazioni), i capigruppo dell'opposizione a Montecitorio hanno deciso unitariamente di rivolgersi a Giorgio Napolitano, dopo aver più volte denunciato in aula alla Camera l'abuso della decratazione d'urgenza.
Nella lettera inviata al Colle e sottoscritta da Antonello Soro, Massimo Donadi e Michele Vietti, viene denunciato il «processo di azzeramento» del diritto di emendare i provvedimenti, rimarcata la «vanificazione» delle norme regolamentari, anche quando prevedono il voto segreto e stigmatizzata la «pratica pericolosamente estensiva» di un ricorso ai maxiemendamenti che «trasformano intere leggi in provvedimenti da votare acriticamente in blocco».
I capigruppo segnalano al Capo dello Stato che la quindicesima arriva a distanza di una ventina di giorni dalle tre fiducie poste dalla maggioranza sui maxiemendamenti al pacchetto sicurezza. E oggi arriva la fiducia sul ddl-intercettazioni che viene «liquidato», scrivono ancora Soro, Vietti e Donadi, da un maxiemendamento, che strozza il confronto parlamentare, «di fronte a un numero assolutamente fisiologico di emendamenti e con tempi rigorosamente contingentati». Il «dubbio legittimo», ipotizzano i tre capigruppo d'opposizione, è che il governo «usi impropriamente l'istituto della fiducia come strumento di controllo della maggioranza».