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EDITORIALE / Pdl la croce del Sud, Pd cede il centro

di Roberto D'Alimonte

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9 giugno 2009

Questa volta il Sud ha tradito il Cavaliere. Alle politiche dello scorso anno lo spostamento di voti dalla sinistra alla destra nelle regioni del Mezzogiorno era stato uno dei fattori della sua vittoria. In queste europee non è stato così. In termini percentuali il Pdl ha perso a livello nazionale il 2,1% dei voti, ma al Sud la perdita è del 4%. Quasi il doppio. E non basta il successo in alcune amministrazione meridionali per sovvertire questo dato.

Diverso il discorso per il Pd, l'altro perdente delle elezioni europee. A differenza del Pdl le sue perdite sono infatti molto più omogenee. Il partito di Franceschini perde circa il 7% a livello nazionale, e questa è più o meno la percentuale che si riscontra nelle varie zone. C'è però una punta significativa dell'8,3% nelle quattro regioni del Centro che sono sempre state la sua tradizionale roccaforte, e cioè Emilia, Toscana, Umbria e Marche. È vero che alle amministrative c'è una discreta tenuta in alcuni comuni e province, ma in Umbria e Marche il Pd deve addirittura lasciare il primato al Pdl. Il partito del premier è infatti al 35,2% contro il 29,9% del Pd nelle Marche (35% alle politiche contro il 41,4% del Pd); e in Umbria al 35,78% contro il 33,9% del Pd, che qui perde quasi 11 punti.

Il quadro del Pdl è molto diverso non solo tra zone ma anche all'interno dello stesso Sud. Tanto per cominciare non perde dappertutto. Nelle regioni del Nord-Est, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, guadagna passando dal 31,3% al 31,7%. Nelle regioni del Centro dove il Pd ha perso di più il Pdl perde solo lo 0,4%. Come si è detto, il problema per il Cavaliere è stato il Sud. Certo non si può attribuire solo alla performance del Pdl in questa area il suo mancato sfondamento. Ci sono altri fattori che hanno giocato nel far svanire il sogno del premier di superare la soglia psicologicamente e politicamente importante del 40% dei voti, che molti sondaggi davano per certa. È vero però che se le cose fossero andate diversamente qui il risultato finale sarebbe stato migliore.

Ma non tutto il Sud ha voltato le spalle al Cavaliere. È soprattutto in Sicilia e in Sardegna che le cose sono andate male per il Pdl. Qui si sono registrati i tassi più alti di astensionismo e qui si sono verificate le sue perdite più forti. In Sicilia aveva ottenuto nel 2008 il 46,6% dei voti e in queste europee solo il 36,6 per cento. Dieci punti percentuali sono tanti. Ma è ancora più indicativo il confronto in valori assoluti. Nel 2008 gli elettori del Pdl erano stati 1.307.434 e oggi sono diventati 692.340: la metà dell'elettorato siciliano del Cavaliere si è volatilizzata. Tra politiche 2008 ed europee 2009 il Pdl ha perso in totale circa 2.850.000 voti, un quarto di queste perdite sono concentrate in Sicilia.

È chiaro che una parte della spiegazione sta nelle recenti vicende che hanno visto la crisi della giunta Lombardo e le divisioni dentro il Pdl. Delle perdite del Pdl beneficia l'Mpa di Lombardo che nella versione dell'alleanza con la Destra, Pensionati e Adc passa dal 7,7% del 2008 al 15,6 per cento. Anche Casini va bene in Sicilia passando dal 9,4% all'11,9 per cento. Ma il Sud non è solo Sicilia. A consolazione del Cavaliere ci sono i casi dell'Aquila e di Benevento dove grazie al terremoto da una parte e a Mastella dall'altra il Pdl ha ottenuto un buon successo. Ma c'è anche il caso di Sassari dove si è visto un chiaro effetto-G8. Fatte le somme, il Pdl oggi è un partito un po' meno meridionale di ieri. Fatti cento i suoi elettori, nel 2008 più di 50 erano al Sud, oggi sono circa 45. In ogni caso è qui che si registra il distacco maggiore con il Pd, oltre 16 punti (41% per il Pdl, 24,6 per il Pd).

Ma il dato politicamente forse più significativo è un altro. Si è detto che il Pdl ha aumentato i suoi voti nel Nord-Est. In questa zona anche la Lega è andata bene aumentando i suoi consensi di un punto e mezzo. La competizione tra i due partiti c'è ma quanto meno in questa tornata elettorale nella maggioranza delle province lombarde e venete l'uno non ha sottratto voti all'altro.
La stessa cosa non si può dire con certezza per il Piemonte e la Liguria. Qui il Pdl indietreggia e la Lega guadagna addirittura più che nelle quattro regioni del Centro. Nella sostanza però l'alleanza Pdl-Lega funziona e funziona meglio di quella Pd-Idv. In questo caso infatti non si può dire che i due partiti abbiano felicemente convissuto. Ci sono pochi dubbi che una buona parte dei voti persi dal Pd sono andati al partito di Di Pietro. Va da sé che questa asimmetria nei rapporti tra partiti alleati avrà un peso nella evoluzione del quadro politico.

9 giugno 2009
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