ITALIA

 
 
 
Premio di maggioranza alla lista più votata - Camera
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
77,62% 22,37%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
Premio di maggioranza alla lista più votata - Senato
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
77,67% 22,32%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
Abrogazione candidature multiple
Affluenza - definitiva : 23,84%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
87,00% 12,99%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
 
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Partiti spaccati sul referendum

di Nicoletta Cottone

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19 giugno 2009

La chiusura della campagna elettorale del comitato per il referendum è andata in scena sulla scalinata di Trinitá dei Monti, con il suono di tante sveglie, per invitare gli italiani a non dormire e ad andare a votare per il referendum elettorale di domenica e lunedì prossimi. Giovanni Guzzetta e Mario Segni, promotori della consultazione, hanno rivolto così il loro ultimo appello al voto agli elettori. «Diamoci una sveglia - ha esortato Guzzetta - e in mezz'ora cambiamo l'Italia». Il nostro, ha detto Mario Segni, è un referendum «contro il peggior regalo che ci abbia fatto la casta partitocratica: svegliamoci, se non prendiamo questo treno, che stiamo a fare? Dipende da noi, è un treno che può non ripassare più. Possiamo vincere, possiamo farcela. Se vince il sì demoliamo la legge porcata, se perde il referendum ce la teniamo per 50 anni».

Partiti spaccati per il referendum. C'è il Pdl che non si schiera, ma è in gran parte per il sì, la Lega che ha ordinato agli iscritti di non ritirare proprio la scheda, l'Italia dei valori che dopo aver appoggiato la raccolta delle firme ha optato per il no. Il Pd ha deciso di schierarsi per il sì, con l'obiettivo di aprire in Parlamento un'ampia discussione sulla riforma del sistema elettorale. Anche se nel partito non manca il fronte dei contrari, da Rutelli a Vannino Chiti, fino ai radicali, schierati su 3 secchi no (perché chi vota sì «rafforza il regime», spiega il senatore radicale, eletto nelle liste del Pd, Marco Perduca). Posizione netta quella della Lega che invita i suoi che andranno a votare ai ballottaggi a non ritirare le schede per i referendum con l'obiettivo che non si raggiunga proprio il quorum necessario. Stessa linea anche per il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo che ha inviato i suoi ad astenersi e a non ritirare proprio le schede. L'Udc di Casini si è subito schierata per l'astensione con l'obiettivo di far mancare il quorum. Tutta la sinistra dal Prc al Pdci e a Sinistra e libertà è schierata sul fronte dell'astensione. Per l'astensione è anche la Destra, i Socialisti e il partito dei pensionati.


Dopo aver promosso la raccolta delle firme per il referendum ha scelto il fronte del no il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. «Andrò a votare perchè è un dovere e un diritto irrinunciabile di ogni cittadino. Voterò no perché il referendum, che ritenevo un grimaldello per costringere il Parlamento a rivedere la legge elettorale, definita "porcata" dal suo stesso ideatore Calderoli, in realtà si trasformerà in uno scacco matto alla democrazia per gli obiettivi ignobili del Presidente del Consiglio». Le regole nuove, ritiene Di Pietro, sarebbero «ancor peggiori di quelle abrogate dai cittadini». Il referendum, insomma «indica cosa modificare, ma affida poi al boia il come modificare. Il risultato finale sarebbe devastante».

Per Gianfranco Fini (Pdl) «è opportuno partecipare» e votare sì, tanto che il quotidiano on line della sua fondazione "Fare futuro" ha pubblicato un editoriale con 10 motivi per il sì. Il premier Silvio Berlusconi, invece, onorando l'accordo con il Senatur, voterà sì ma non farà campagna elettorale in favore del referendum. Molti esponenti del Pdl, dal ministro Brunetta a Stefania Prestigiacomo, fanno anche parte del comitato referendario. Per il sì sono anche schierati il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il portavoce del Pdl Daniele Capezzone.

Premio di maggioranza alla lista che ottiene più voti e non alla coalizione, abolizione del meccanismo che consente le candidature multiple sono gli obiettivi dei tre quesiti referendari sui quali gli italiani sono chiamati ad esprimersi nella consultazione referendaria di domenica 21 e lunedì 22 giugno. Forte il rischio di astensione: il sondaggista Renato Mannheimer è convinto che il quorum non sará raggiunto.

19 giugno 2009
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