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I vescovi prendono posizione sulla questione morale

di Carlo Marroni

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6 LUGLIO 2009

Questa volta le parole sono chiare e forti, la fonte e autorevole (e di solito molto prudente), e anche il luogo dove sono state pronunciate – il santuario del martirio di santa Maria Goretti – ha un suo significato. La Chiesa – e lo ha fatto il segretario generale della Cei, mons. Maria Crociata - ha parlato di degrado morale che, pur non facendo il nome di nessuno, è chiaramente una presa di posizione su una presunta questione morale nella vita pubblica. Oggi, ha detto monsignor Crociata, "assistiamo a un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall'antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere". Crociata – che durante l'assemblea annuale Cei in maggio glissò su domande circa le vicende riguardanti il premier, all'epoca alle prese solo la vicenda Noemi – oggi ha denunciato il "degrado morale" dei comportamenti legati a un "cattivo e offensivo esercizio della sessualità", stigmatizzando indirettamente anche pratiche vergognose come la pedofilia. "Una libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza", ha denunciato Crociata, porta soltanto "alla sottomissione e all'annullamento" dell'altro come persona.
Oggi, per il numero due dei vescovi italiani che è sceso in campo in prima persona (dopo gli editoriali di Avvenire dei giorni scorsi), è "un paradosso" che "si sia arrivati ad agire e a parlare con sfrontatezza senza limiti di cose di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare, e che invece si arrossisca per tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, per dirla con san Paolo". "Qui non è in gioco un moralismo d'altri tempi, superato; è in pericolo il bene stesso dell'uomo", ha proseguito monsignor Crociata, spiegando che "l'esempio di santa Maria Goretti ci riporta ad alcune verità umane e cristiane fondamentali: la dignità e l'identità della persona, la grandezza del corpo, la bontà della sessualità, la natura della libertà. Non ci spinge alcun disprezzo del corpo, alcun tabù circa la sessualità, alcun timore della libertà. Ci sollecita la pena che suscita lo spettacolo quotidiano di degrado morale che si consuma in tante immagini proiettate dai mezzi di comunicazione e nelle cronache di vite senza fine devastate. A questa capacità di amare autenticamente, cioè nella logica del dono e non del consumo egoistico e dello sfruttamento - ha ammonito - abbiamo bisogno di educarci e lasciarci continuamente rieducare".

6 LUGLIO 2009
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