Il Ddl sicurezza giunge al traguardo a colpi di fiducia - segno dell'incertezza nella tenuta di maggioranza - e ora c'è da chiedersi quanto di questo corposo provvedimento in 66 articoli (diventati tre maxi-articoli con la fiducia), sarà davvero operativo ed efficace in tempi rapidi.
Va detto subito che le norme sulla mafia sono il risultato di un consenso bipartisan e non offrono solo una severità maggiore, ma anche lo sforzo di affrontare annose lungaggini su sequestri e confische ai beni di cosa nostra; va apprezzata anche la decisione di intervenire, nei Comuni inquinati dalla criminalità organizzata, sui burocrati collusi.
Più complicato e discusso il pacchetto immigrazione. Se si possono comprendere le norme che restringono le possibilità sui ricongiungimenti, quantomeno per porre fine ai matrimoni di comodo, è difficile invece immaginare che il reato di clandestinità, oltre il simbolo politico che rappresenta, sia davvero efficace nella lotta alla clandestinità. Senza contare i circa 500mila stranieri che hanno già dichiarato di lavorare in Italia con un regolare contratto e che ora, in assenza di un decreto flussi, rischiano di essere arrestati.
Se è implicito, anzi quasi scontato, il favore sulla stretta contro chi imbratta muri e monumenti - resta sempre da vedere se sarà un deterrente reale - è tutto da confermare nella sua validità il modello-ronde voluto a tutti i costi dal ministro Maroni: anche se, va riconosciuto, alcuni esempi positivi già ci sono. In ogni caso i cittadini, in sostanza, chiedono più sicurezza, ma anche strade illuminate e pulizia nei quartieri: non per forza squadre di signori in divisa che non si è ancora capito cosa potranno fare, tranne che scorrazzare per le strade più o meno in mostra di sé.