Pier Luigi Bersani: «Il partito non è un autobus sul quale salire e fare un giretto». Piero Fassino: «La boutade di Grillo la interpreto come una delle tante provocazioni di un uomo di spettacolo. Il partito non è un taxi, dove si paga la corsa e si scende, ma è una cosa seria». L'annuncio del comico Beppe Grillo di volersi candidare alla guida del Pd ha provocato un piccolo terremoto in casa democratica, almeno sul piano mediatico. I big sono compatti nel respingere la provocazione. E di provocazione in effetti sembra trattarsi, a sentire le argomentazioni di Grillo: «Questo è un bad Pd, come ci sono le bad company tipo Alitalia – declama dal suo blog –. È un partito fatto di vuoto e inciucioni. Noi vogliamo cambiare, creare un good Pd, a partire dai vertici».
L'unico a considerare sensata la candidatura Grillo è – non a caso – il bastian contrario Ignazio Marino, il candidato "laico" che contende la poltrona ai due candidati di "apparato" Franceschini e Bersani. Regole statutarie a parte, per la nomenclatura del partito ora il problema è: rifiutare la candidatura di Grillo rischiando di alienarsi chi a sinistra e tra i "movimenti" lo guarda con simpatia (a cominciare da Antonio Di Pietro e da Marco Travaglio) oppure consentirgli di partecipare alle primarie rischiando confusione, dispersione di voti e l'accusa di pagliacciata da parte degli avversari politici?
Intanto Grillo sembra intenzionato ad andare avanti: ha presentato la richiesta di iscrizione al Pd – pre-condizione per la candidature – nel comune di Arzachena, in Sardegna. Ma già si avverte che la sua richiesta sarà respinta perché Grillo non è residente ad Arzachena. E più in generale è Stefano Ceccanti, uno dei compilatori del discusso statuto del partito, a far capire come andrà a finire: «Secondo lo statuto del Pd, la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile. Il comma 8 dell'articolo 2 precisa: "Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici" – spiega –. Dato che i partiti politici sono quelle realtà associative che si presentano alle elezioni e dato che in più casi Grillo è stato promotore di liste in concorrenza con il Pd, se ne ricava che l'iscrizione dovrebbe essere rifiutata». Pronta la replica del comico, che non aspettava altro: «Se troveranno che il terzo comma del quarto regolamento del quinto paragrafo bis del loro regolamento... insomma se si inventeranno qualcosa, pagheranno le conseguenze». L'effetto mediatico è comunque raggiunto.
Può darsi che quello di Grillo sia uno scherzo, certo, o meglio una boutade come dice Fassino. Ma come spesso accade quando c'è di mezzo il padre del "Vaffa-day", si tratta di uno scherzo molto serio.