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Tra Fini e il partito del Sud: il Cavaliere punta a "radicare" il Pdl

di Emilia Patta

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Gianfranco Fini (Ansa)

Gianfranco Fini che ancora una volta si smarca: tornando a parlare di modifiche in senso laico al testamento biologico; auspicando – in "asse" con il Quirinale – una riforma delle intercettazioni condivisa con l'opposizione nonché un novello «spirito costituente» per riscrivere la seconda parte della Costituzione; definendo «deludente» la collaborazione della Libia nel contrasto all'immigrazione.

Inoltre il cosiddetto partito del Sud, con gli azzurri Gianfranco Micciché e Stefania Prestigiacomo che minacciano di non votare la fiducia sul decreto anti-crisi se non dovesse cambiare. E infine l'insofferenza degli ex aennini per la gestione del partito unico: «Il Pdl non è democratico», è la denuncia di Ignazio La Russa, uno dei tre coordinatori. A preoccupare Silvio Berlusconi carne al fuoco ce ne è abbastanza. Il tutto mentre la sua immagine e la sua popolarità sembrano messe a rischio dalle continue rivelazione di stampa sul caso escort-D'Addario: un sondaggio Ipr segnalava ieri la fiducia del premier in calo, per la prima volta dell'inizio della legislatura sotto il 50 per cento.

Il «vuoto organizzativo» e il «disagio di una periferia che si sente poco rappresentata dal centro» denunciati da La Russa potranno essere risolti con un maggior radicamento del nuovo partito del centro-destra italiano sul territorio: è lo stesso Cavaliere a volere entro l'autunno una strutturazione sul territorio (coordinamenti regionali provinciali e comunali, ancora da formare) tale da poter affrontare nelle migliori condizioni la lunga campagna elettorale per le regionali del 2010. Strutturarsi sul territorio, dunque: per competere ad armi pari con la Lega al Nord e per contrastare e contenere al Sud, e soprattutto in Sicilia, le velleità autonomiste di Raffaele Lombardo e di una parte importante dell'ex Forza Italia. Intanto l'avvertimento a Miccichè e Dell'Utri è chiarissimo: «Il partito del Sud è un'intemperanza verbale - ha detto intervenendo alla direzione del Pdl, la seconda convocata dalla fondazione del partito a marzo -. Io che conosco bene le persone sono sicuro che saremo capaci di rassicurarli per quanto riguarda la Sicilia. Non credo che alcune persone possano esporsi alla creazione di un altro partito in distonia con il premier con cui hanno un rapporto affettivo».

Di più complicata gestione il "dualismo" di fatto con Fini alla leadership del Pdl. Che Fini giochi una partita anche personale per la costruzione di un "suo" Pdl – moderno, laico, schiettamente democratico e legato alle grande tradizione conservatrice europea, dai Tories britannici al presidente francese Sarkozy – è un dato di fatto. I tempi del progetto tuttavia appaiono legati alle vicende, anche giudiziarie, di Berlusconi. E alla sua capacità di superare politicamente questa difficile fase.

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