Archiviata con un sonoro «no» a colpi di articoli dello statuto la questione della candidatura del comico genovese Beppe Grillo alla guida del Pd (anche se lui giura che andrà avanti), in casa democratica scoppia la grana del tesseramento. Con l'accusa dell'outsider Ignazio Marino - terzo candidato dalla veste "laica" nella corsa tra l'attuale segretario Dario Franceschini (ex ppi) e lo sfidante Pierluigi Bersani (ex ds) - di numeri gonfiati a Napoli. Seimila tessere in un pomeriggio. «Tra qualche giorno a Napoli avremo più tesserati che elettori. Quantomeno bizzarro», ironizza Marino. Secca la replica di Bersani: «Fiducia totale nel lavoro di Enrico Morando (il commissario del partito a Napoli)».
Dalla confusione al caos, verrebbe da dire. Anche se in molti vedono nell'affaire Grillo un'occasione per rivitalizzare il dibattito politico e trovare finalmente, sia pure per antitesi, quell'identità precisa che finora al Pd è mancata. Resta l'impressione di un partito paralizzato nel dibattito precongressuale e lontano dall'essere una seria alternativa di governo proprio nel momento in cui il premier - scivolate nelle pagine interne dei giornali le notizie su festini privati ed escort varie - sembra godere di quello che è stato ribattezzato il novello spirito dell'Aquila. Alludendo naturalmente al soddisfacente esito del G-8 presieduto dal nostro Paese nella città abbruzzese colpito dal terremoto.
Un dibattito precongressuale, quello del Pd, in cui si fatica per altro a trovare una netta linea divisoria tra i due candidati più forti. Se è chiaro chi appoggia Franceschini e chi Bersani, è meno chiaro quali siano le idee e le differenze tra i due su temi come welfare, pensioni e modello di sviluppo.
«Il partito democratico versa in una deriva confusa e inconcludente», chiosa il quotidiano dei vescovi l'Avvenire alludendo all'«opa» lanciata da Grillo sul partito. Il rischio è appunto questo: che la confusione prenda il sopravvento sui temi politici veri. Non a caso un vecchio popolare come Franco Marini si mostra preoccupato: «Il problema non è Grillo, che è un politico serio. Il suo è uno sberleffo, ci dà una scrollata. il problema vero è l'immagine rovinata del partito che mette il palio al "gratta e vinci" la carica di segretario».