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Il Pd e il rischio di un leader di nuovo nel tritacarne

di Emilia Patta

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28 luglio 2009

«Dobbiamo eliminare i difetti che abbiamo avuto finora e tutti dobbiamo prendere un impegno: dopo il congresso ci saranno le elezioni regionali che saranno complicate e difficili. Togliamoci dalla testa che chi vince cominci ad essere tritato dopo il congresso». Un nuovo leader che finisce nel tritacarne, come accaduto a Walter Veltroni e allo stesso Dario Franceschini. L'appello è stato lanciato dal leader in carica, in corsa per la ricandidatura al congresso contro lo "sfidante" Pierluigi Bersani. E arriva dopo una tre giorni di insulti crescenti tra gli schieramenti in campo. Con i franceschiniani che accusavano gli avversari di voler rifare i Ds e con i bersaniani che rispondevano per le rime accusando a loro volta gli avversari di preparare una scissione di ex popolari in caso di sconfitta di Franceschini. Tanto che Piero Fassino, in questa battaglia schierato dalla parte di Franceschini, ha alzato il telefono e invitato le parti in campo ad abbassare i toni e a non evocare il fantasma della scissione.
Certo le voci secondo le quali Veltroni sarebbe pronto a lasciare il partito che ha contribuito a fondare se dovesse vincere Bersani, appoggiato dal suo avversario Massimo d'Alema, non sono state smentite dall'interessato. E tra molti big del partito – a cominciare dai cosiddetti "non allineati" come Anna Finocchiaro e Sergio Chiamparino, che appoggeranno Bersani da posizioni critiche – cresce la preoccupazione che il congresso finisca per essere una resa dei conti all'ultimo sangue. Senza un vero confronto politico che possa rilanciare l'azione del maggiore partito d'opposizione. In queste condizioni il rischio che il nuovo segretario, chiunque esso sia, finisca nel tritacarne c'è. Con l'effetto paradossale di un Pd unito sulle ricette economiche – le piattaforme di Franceschini e Bersani sono molto simili su lavoro, welfare e fisco – ma diviso sull'idea di partito ("solido" o "fluido") e sulle alleanze (Casini o Di Pietro o altro ancora).
Intanto sono pronti i dati sul tesseramento: iscrizioni a quota 800mila (quando Ds e Magherita superavano insieme un milione e 200mila) e quasi tutte concentrate nel centro-sud: solo il 12,5% in Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli.

28 luglio 2009
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