«Sto con Franceschini perché è il più simpatico. Di qua c'è il progetto del Pd, dall'altra parte c'è D'Alema. Io sto col Pd». Le parole di Debora Serracchiani, giovane e ancora inesperta eurodeputata Pd, scuotono il partito e inaugurano la stagione precongressuale. Una stagione che difficilmente sarà all'insegna del fair play tra i due principali competitor Franceschini e Bersani ma più verosimilmente avrà i contorni di una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi.
Le parole di quella che è diventata la giovane simbolo del rinnovamento del partito hanno lasciato con evidenza il segno nel potente stato maggiore dalemiano. «Potrei rispondere "sapete perché preferisco Bersani? perché sa cantare... Franceschini chieda più stile"» è l'ironica e indispettita replica di una fedelissima dell'ex ministro degli Esteri come Barbara Pollastrini. Ma anche un mite margheritino come Roberto Giachetti corre a dare la propria solidarietà a D'Alema perché «quando il nuovo parla così vecchio...». E perfino un "cane sciolto" come Marco Follini non fa nulla per mascherare la sua indignazione: «Ora finalmente so a cosa serve il rinnovamento: a sbaragliare gli antipatici. Un argomento così significativo da consegnare finalmente agli archivi le frivole opere di Tocqueville e i superficiali dibattiti della Costituente del '46». E Rosy Bindi allarga le braccia: «Anch'io pensavo che Serracchiani avesse più consistenza».
Ma certo il ricambio generazionale rimane uno dei temi fulcro del dibattito. Non a caso lo stesso Pierluigi Bersani ha aperto poco fa la kermesse di presentazione della sua candidatura all'Ambra Jovinelli di Roma con parole che prendono le distanze dal nuovismo forzato ma restano nello stesso solco: «La nuova generazione è in campo - ha detto - non c'è bisogno di inventarsela o rappresentarla per simboli, ma di aprirle la strada perché possa prendere in mano il paese».