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Università: ricerca e occupati
premiano i Politecnici

di Gianni Trovati

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13 luglio 2009
Le pagelle delle università
Mappa interattiva / Tutti i corsi universitari

Quando le università si mettono in gara, il Politecnico di Milano sembra imbattibile. La classifica della qualità degli atenei conferma per il polo milanese il primato ottenuto lo scorso anno, staccando di poco le università di Modena e Reggio Emilia e di Trieste. A spingere in prima posizione il Politecnico, però, è l'aggiunta del nuovo indicatore sul successo occupazionale dei laureati, un terreno su cui gli ex studenti meneghini non conoscono rivali.
Calcolando solo i 9 parametri utilizzati l'anno scorso, invece, a spuntarla sarebbe l'ateneo modenese – terzo nel 2008 –, relegando i milanesi al secondo posto mentre Trieste, seconda l'anno scorso, scende al terzo scalino. La gerarchia dell'accademia non statale incorona invece Bocconi e San Raffaele a Milano, e Luiss a Roma, mentre la Kore di Enna e Roma Europea (l'università promossa dai Legionari di Cristo) ottengono i risultati più opachi.

Tra le statali, i dati forniti dal Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (e dall'Istat sull'occupazione) non ammettono dubbi: negli ultimi tre anni il podio è rimasto una partita chiusa fra le tre università di testa. Guadagna però due posizioni, afferrando il quarto posto il graduatoria, il Politecnico di Torino che comincia così a insidiare le prime. Una preformance significativa, se si considera che è tutto il Piemonte a uscire bene dalla nuova puntata dell'analisi, anche grazie all'ateneo del Piemonte Orientale (Vercelli, Novara e Alessandria) che con il passare degli anni consolida i propri risultati e passa oggi dal 14° all'ottavo posto.
Le classifiche confermano poi il tracollo degli atenei meridionali che aumentano il loro divario rispetto alle regioni del Nord e perdono anche le poche "vedette" che fino all'anno scorso mantenevano nelle parti alte della classifica: la seconda Università di Napoli, 16ª nel 2008, crolla fino al 28° posto, un passo indietro rispetto alla Federico II (27ª), e l'ateneo beneventano del Sannio scende dallo scalino 22 al 37. Lo smottamento salva solo l'unico Politecnico meridionale, quello di Bari, che con la posizione numero 20 si mantiene in linea con le performance dello scorso anno, seguita dal'Università della Calabria.
Tra le sedi del Nord le prestazioni più opache sono invece quelle di Bergamo (una conferma rispetto ai risultati degli anni scorsi) e di Siena, dove i gravi problemi finanziari degli ultimi anni lasciano inevitabilmente il segno anche sui risultati complessivi dell'ateneo (sceso dal posto 13 al 38 nella graduatoria).

Le classifiche del Sole e i 10 indicatori
I 10 indicatori proposti sul Sole 24 Ore del lunedì in edicola oggi provano a tastare il polso a entrambi i rami di attività degli atenei, la ricerca e la didattica. È soprattutto il primo fronte, oltre ai successi occupazionali, a riempire di punti la casella del Politecnico di Milano, ma i singoli indicatori (tutti calcolati in rapporto alle dimensioni degli atenei, per sterilizzare il vantaggio dei più grandi) segnalano altre performance interessanti.
A Reggio Calabria, per esempio, si incontra il tasso di successo più alto dei docenti nei programmi di ricerca di interesse nazionale (Prin), mentre a Benevento i professori possono contare sulla quota pro capite più alta di finanziamenti per le attività di ricerca. La capacità di attrarre fondi dall'esterno, invece, trova la sua intensità maggiore a Camerino. Ridotte al lumicino le performance nella ricerca dell'Orientale di Napoli, che in tutti i tre indicatori ottiene i risultati peggiori (esclusi i due atenei per gli stranieri, che però sono per natura meno inclini a queste attività).

In fatto di didattica, i numeri passati in rassegna nelle classifiche cercano di fotografare i dati salienti sulla capacità degli atenei di accompagnare i propri iscritti alla laurea, meglio se nei tempi giusti, e di garantire un numero di docenti adeguato in rapporto agli studenti attivi. A questo servono i parametri sulla dispersione (che nei casi di Chieti e soprattutto della San Pio V di Roma è influenzata dall'alto numero di studenti "convenzionati", che entrano saltando il primo anno) e sul numero di docenti di ruolo in rapporto agli iscritti.

13 luglio 2009
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