«Qui non si parla inglese». Dovrebbe essere questo, secondo il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il monito inciso sul frontone della nuova Banca del Mezzogiorno, la cui costruzione è stata annunciata da una nota del ministero dell'Economia martedì sera.
Non perché il responsabile di via XX settembre non ami le persone poliglotte: basta ricordare, ad esempio, che nel 2006 a tenere a battesimo una precedente incarnazione del progetto Banca del Sud (al quale Tremonti è da sempre molto affezionato) fu Carlo di Borbone, ultimo discendente del Re di Napoli, un blasone indubbiamente evocativo e una grande esperienza "global" a New York, nel campo delle pubbliche relazioni. Lo slogan, invece, servirebbe, com'è intuitivo, a evidenziare al massimo il legame con le radici territoriali del nuovo istituto.
Anche nel 2005, infatti, nella relazione che accompagnava la sua originaria proposta di legge, Tremonti scriveva: «le banche che operano nel territorio ma non sono del territorio non bastano» perché «solo un ceto bancario radicato nel territorio ed espressione della classe imprenditoriale locale è in grado di effettuare una politica selettiva del credito» tale da rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno.
La vera novità, rispetto a tre anni fa (nel 2006 la Banca del Mezzogiorno fu uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra), è l'aspetto che assegna una maggiore concretezza all'ossatura bancaria del nuovo piano Tremonti: secondo quello che ha spiegato il ministro, infatti, «il progetto sarà basato sul sistema privato» e, in particolare, farà affidamento su una rete creditizia già esistente, che è quella del sistema delle banche di credito cooperativo: l'apporto del 51 per cento del capitale della nuova Banca dovrebbe provenire da qui, cioè dal Credito cooperativo e da altri soggetti privati, mentre la partecipazione del settore pubblico, da affidare alla Cassa depositi e prestiti, dovrebbe rimanere minoritaria, anzi, addirittura marginale.
Ieri il presidente di Federcasse ha chiarito che si tratta di un work in progress: «È un'iniziativa – ha sottolineato Alessandro Azzi – che stante la sua complessità, andrà comunque sviluppata in tutte le sue componenti, incidendo su un tema estremamente delicato, come dimostra il dibattito, rilanciato nei giorni scorsi, sugli strumenti più adatti a sostenere realmente e concretamente la ripresa del Mezzogiorno». La Federcasse - ha aggiunto Azzi «la sta valutando unitamente al gruppo bancario Iccrea, la componente imprenditoriale del sistema di credito cooperativo e l'iniziativa dovrà venire approfondita con la Banca d'Italia».
In sostanza, quindi, spetterà a via Nazionale valutare gli aspetti di stabilità creditizia del progetto, che il Governo punta a far partire in settembre . Tuttavia, le potenzialità ci sono: nelle regioni del Sud il credito cooperativo è infatti presente con oltre 600 sportelli che nel 2008 hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10 ; inoltre il patrimonio delle Bcc nel Mezzogiorno è pari a 2,2 miliardi. Il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, ha colto ieri l'occasione per esprimere «grande soddisfazione perché il progetto rappresenta un premio ad anni di duro lavoro».
Quanto a Banca d'Italia, c'è da ricordare che in passato i dubbi e le perplessità sono stati espressi sull'efficacia dei metodi di selezione del credito operati da un soggetto "pubblico". L'aspetto su cui via Nazionale nel corso del tempo ha manifestato preoccupazioni è il rischio di tornare a prassi che nei tempi andati hanno prodotto forti sprechi di pubblico denaro e gravi distorsioni nella gestione del credito. Anche Mario Draghi, affrontando un paio d'anni fa la questione meridionale rilevava, come criterio generale, il fatto che «l'azione pubblica degenera, senza un sistema di valutazioni indipendente e trasparente, che dia ai cittadini informazioni chiare e confrontabili sulla qualità dei servizi». Se invece la nuova Banca del Sud, come sembra profilarsi nella sua nuova veste, sarà un soggetto creditizio di natura privata a tutti gli effetti, è probabile che queste preoccupazioni storiche cadano.