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I migranti e l'insuperabile deserto libico

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30 agosto 2009
Video / Come un uomo sulla terra
Il sito di "Come un uomo sulla terra"

Già raccolte più di 15 mila firme per l'avvio di due missioni in Libia, una d'inchiesta e una umanitaria, per verificare le condizioni dei migranti nei centri di detenzione. Un film-documentario, realizzato da un profugo etiope insieme ad altri due autori italiani, racconta il "mercato di uomini" che si è creato intorno a questi centri dove sono incarcerati i migranti arrestati dalla polizia libica mentre cercano attraversare le acque del Mediterraneo

Ad un anno dagli accordi tra Italia e Libia e in occasione della visita a Tripoli del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, viene rilanciata la petizione con cui si chiede «l'avvio di due missioni nel paese nordafricano, una d'inchiesta e una umanitaria per verificare le condizioni dei migranti nei centri di detenzione e deportazione». La petizione, che ha raccolto più di 15mila firme sul web, è indirizzata ai Parlamenti italiano ed europeo, alla Commissione Ue e al comitato dell'Onu per i rifugiati. Prende le mosse dal film-documentario Come un uomo sulla terra, presentato quasi un anno fa al Milano Film Festival e da allora proiettato nelle sale e nelle piazze, in giro per l'Italia. Il film documenta con cruda efficacia la storia di Dagmawi Yimer (uno dei tre autori insieme a Riccardo Biadene e Andrea Segre) che, come altri suoi connazionali etiopi, ha vissuto l'odissea di un viaggio attraverso la Libia per arrivare sulla sponda Sud del Mediterraneo, nella speranza di potersi imbarcare per l'Italia. Dag, cosi' lo chiamano gli amici, è arrivato a Lampedusa dove ha ottenuto un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Ma non ha dimenticato i suoi amici arrestati in Libia e le loro odissee. Perciò ha deciso di raccontare e fare raccontare le loro storie in un film-testimonianza da cui si scopre che non è la traversata del Mediterraneo la parte più pericolosa del viaggio del profughi verso la "terra promessa", ma è il deserto libico che i migranti sono costretti ad attraversare più volte da Sud a Nord e viceversa, prima di potersi imbarcare verso le coste italiane, vittime dei trafficanti di uomini, i "passatori", con la complicità della Polizia libica.
Uno degli snodi è il carcere di Al Khofra, al confine sud-orientale della Libia, costruito utilizzando finanziamenti italiani, come era stato documentato da una missione Ue del 2005. Nel carcere, pieno all'inverosimile, sono rinchiusi solo immigrati. Gli episodi di violenza sono all'ordine del giorno. Ma la cosa più inquietante è il traffico che - come racconta il documentario - si è sviluppato intorno al carcere: i migranti scarcerati con il decreto di espulsione non verrebbero portati al di là del confine libico ma sarebbero venduti dai poliziotti ai trafficanti per qualche decina di dinari libici. Pagando un nuovo "biglietto" (400 dollari a testa) i disperati sono pronti per un nuovo viaggio verso Nord. Col rischio di essere di nuovo arrestati e ritrovarsi ad Al Khofra.
Sul sito di Come un uomo sulla terra , che oggi si apre ricordando la visita di Berlusconi in Libia, con il titolo "Non c'è nulla da festeggiare", si puo' ancora sottoscrivere la petizione. (Gi.C.)

30 agosto 2009
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