«È evidente che, nella lettera e nello spirito, la norma è pienamente rispettosa dell'indipendenza istituzionale e finanziaria della Banca d'Italia e del tutto coerente con i principi del Trattato e del sistema europeo delle Banche Centrali». Così Silvio Berlusconi in una nota commenta la norma che introduce la tassazione delle plusvalenze sull'oro della Banca d'Italia, contenuta nel dl manovra. «La norma è chiara e non può prestarsi ad equivoco. Secondo quanto espressamente previsto dall'articolo 14 del decreto legge, non potrà avere applicazione senza il parere non ostativo, cioè favorevole, della Bce, e senza il consenso espresso della Banca d'Italia», ha spiegato Berlusconi.
La tassa sull'oro, tuttavia, continua quindi a far discutere. Il decreto correttivo della manovra d'estate, al quale il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, non contiene infatti nessun intervento di modifica in merito all'introduzione di una tassa sulle riserve auree della Banca d'Italia. L'aliquota resta al 6% ma viene fissato un tetto di 300 milioni di euro sulle riserve alle quali si applica. Nel testo viene anche specificata la necessità di un parere non ostativo della Bce e di Bankitalia. Una scelta ripetutamente criticata dal consiglio direttivo della Banca centrale europea, secondo il quale la norma è incompatibile con l'indipendenza istituzionale di palazzo Koch. «L'opinione prevalente - ha dichiarato ieri il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - è che le riserve siano della Repubblica italiana e non della Banca d'Italia», ma sulla tassazione dell'oro «non è intenzione del governo fare forzature».
Proprio questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del ventennale della morte del governatore di Bankitalia Paolo Baffi, era tornato - dopo avere posto tra le condizioni per la promulgazione della manovra una modifica al testo del decreto votato questa mattina- sulla delicatissima questione . L'inquilino del Colle ha messo in evidenza il ruolo di Baffi in quanto ha «impersonato nel modo migliore quella tradizione di indipendenza e di rigore della banca d'italia che rimane patrimonio prezioso delle istituzioni repubblicane». Un chiaro messaggio al governo, che per il momento sembra non essere stato colto.
E, proprio su questo tema, è arrivato in mattinata un affondo del deputato Bruno Tabacci, all'esecutivo. Dopo «aver reso inutile il Parlamento, non vorrei che ora il Governo passasse ad una fase due della sua attività ancora più cervellotica, quella di considerare anche le leggi inutili». Non si spiega altrimenti, spiega Tabacci, «come il ministro Tremonti possa pensare di tassare le riserve auree della Banca d'Italia nonostante la netta contrarietà della Bce, espressa due volte, quella della Banca d'Italia stessa ed i paletti imposti dai Trattati internazionali firmati dal nostro Paese». Forse, spiega Tabacci, «dalle parti di Palazzo Chigi e via Nazionale si pensa che anche questi siano inutili. Il fatto che Tremonti dica che il parere chiaramente e decisamente contrario della Bce in particolare 'non è ostativo' all'applicazione dell'imposta rende surreale il disposto dell'articolo 14 del decreto legge anticrisi su cui è stata posta la fiducia. L'articolo 14 infatti prevede espressamente il parere non ostativo della Bce per poter procedere alla tassazione delle riserve di Bankitalia».