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LE NOVITA' DEL 2009-2010

Le sedi e le spese universitarie

I test d'ingresso

Il numero chiuso fa meno paura nelle università del Nord

di Gianni Trovati

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31 agosto 2009

Per chi vede il proprio futuro professionale in uno studio da dentista, venerdì prossimo è il giorno del giudizio. L'idea di progettare palazzi o spicchi di città è senz'altro più facile da sognare, non solo per il suo fascino ma anche perché il rischio di vedersi chiudere la porta in faccia ancora prima di cominciare è decisamente più modesto.
Giovedì si apre la stagione delle selezioni per i corsi di laurea a numero chiuso con programmazione nazionale. In totale, nel l'anno accademico 2009/2010 saranno 733 i corsi di laurea per i quali sarà necessario un esame di ammissione, in crescita rispetto ai 603 corsi del 2008/2009. L'elenco completo per quest'anno è stato pubblicato nel decreto 4 agosto 2009 del Miur, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 26 agosto n. 197.

I primi all'appuntamento con le prove sono gli aspiranti medici, mentre gli ultimi test saranno quelli compilati sette giorni dopo da chi tenta la strada di scienze della formazione primaria. Un po' di agitazione è d'obbligo: ma c'è chi può stare più tranquillo. Il passato recente insegna, per fare solo qualche esempio, che chi prova architettura al Politecnico di Torino, a Parma o alla Sapienza di Roma, oppure scienze della formazione alla sede bresciana della Cattolica, ha in pratica la vittoria in tasca fin dalla partenza, mentre chi sceglie medicina o veterinaria, soprattutto al Sud, deve sudarsi il successo.
In generale, la statistica depone decisamente a favore dei futuri architetti. Oggi in palio ci sono 9.885 posti, un migliaio in meno rispetto al 2008, ma negli ultimi tre anni a contenderseli si sono presentate in media poco più di 16mila persone: in pratica, tenendo questi livelli, c'è posto per quasi sei aspiranti su dieci.

A scienze della formazione primaria la partita si è fatta difficile per il cantiere della riforma della scuola, che alleggerisce le cattedre anche alle primarie e ha spinto il ministero a portare la dieta anche in università. Quest'anno i corsi di laurea in scienze della formazione primaria ospiteranno 4.961 studenti, un terzo in meno rispetto ai quasi 8mila dell'anno scorso: a meno di un crollo delle vocazioni causato dal taglio delle cattedre (le iscrizioni si sono chiuse da poco e non c'è ancora un consuntivo), significa che solo un candidato su quattro ce la farà a iniziare i corsi. Probabilità simili si incontrano a veterinaria, che quest'anno replica i 1.050 posti messi a disposizione anche nel 2008 (prima si sfioravano i 1.500), mentre per i medici la prova è più ardua. Ce la possono fare in 8.025, ma negli ultimi tre anni ci hanno provato in media più di 46mila giovani: c'è posto per poco più di uno ogni sei.
Ma è a odontoiatria dove il successo al gioco delle domande a risposta chiusa assume la dignità di un terno al lotto. Meno di 5 candidati su 100 usciranno vincitori e, stando alle medie degli ultimi tre anni, a Catanzaro o alla Federico II di Napoli il via libera riguarderà solo il 2% degli aspiranti dentisti.

Oltre al corso di laurea, infatti, la sede scelta per tentare la prova ha un ruolo fondamentale, anche all'interno delle facoltà più "facili". È vero, infatti, che ad architettura in molte sedi del Nord (e a Roma La Sapienza) spesso i posti sono più numerosi degli aspiranti, ma a Palermo, Sassari o Firenze il rapporto si inverte e per ogni disponibilità si incontrano 4 o 5 aspiranti.
L'analisi delle possibilità di successo sede per sede può sembrare un gioco statistico, ma in realtà i meccanismi della valutazione lo rendono qualcosa di più serio. Le prove sono uguali dappertutto, si svolgono in contemporanea, ma le graduatorie sono stilate dalle singole facoltà e non "comunicano" in alcun modo fra loro. Ogni anno, quindi, molti studenti fermati ai cancelli dei test scoprono che la loro prova, senza cambiare una virgola, sarebbe valsa il via libera in qualche altro ateneo dove il rapporto fra posti e candidati era più favorevole o la media delle risposte si è rivelata meno brillante. Questi paradossi hanno alimentato il dibattito sull'opportunità di introdurre una graduatoria nazionale, in grado di scegliere davvero i migliori, ma per ora non se n'è fatto nulla. Tra gli argomenti dei "conservatori" c'è anche la paura dei Tar: in un paese dove i ricorsi al giudice amministrativo sono compagni costanti di ogni concorso, i Tar oggi possono bloccare "solo" i risultati di una sede, mentre con la graduatoria nazionale potrebbero far cadere l'intero sistema.

Difficile comunque trovare una regola per scovare le facoltà più abbordabili, ma in genere a offrire le chance maggiori sono le sedi del Nord, dove una rete universitaria più fitta assorbe meglio la domanda e offre di conseguenza un numero di disponibilità maggiore. Le dimensioni, poi, giocano a favore anche della Sapienza di Roma, che si vede assegnare dalla programmazione nazionale una quota importante di posti: soprattutto in area medica, dove la Sapienza primeggia sia per medicina sia per odontoiatria. Le eccezioni al doppio binario Nord/Sud arrivano dalle facoltà caratterizzate da un prestigio particolare, che con la sua forza attrattiva scardina il rapporto con il solo bacino geografico: è il caso, a medicina, del San Raffaele di Milano, e a Roma della Cattolica e del campus Biomedico.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

31 agosto 2009
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