Un parco botanico planetario di circa un milione di metri quadri, circondato da un canale navigabile con serre e terreni che riproduranno tutti i climi del mondo e le loro tipicità alimentari: dalla tundra al paesaggio mediterraneo, dalle foreste tropicali al deserto.
E' questa l'idea forte del masterplan di Expo 2015 che avrà proprio come tema cardine quella della nutrizione, presentata ieri dallo stato maggiore dell'evento espositivo: l'amministratore delegato della società operativa, Lucio Stanca, e il presidente, Diana Bracco, gli architetti della consulta, il sindaco/commissario Letizia Moratti, il presidente della Camera di Commercio, Carlo Sangalli, i presidenti della Regione, Roberto Formigoni, e della Provincia di Milano, Guido Podestà.
La consulta che ha lavorato al concept, composta da Stefano Boeri, Ricky Burdett, Jaques Herzog, William Mc Donalgh e Joan Busquets ha infatti elaborato un masterplan sul quadrante nord ovest di Milano (il sito sorgerà vicino alla Fiera di Rho Pero con cui sarà collegato da un ponte) che riprende la struttura degli insediamenti umani di epoca romana, con i due assi perpendicolari del cardo e del decumano. Un asse centrale di 1,4 chilometri, lungo il tracciato del Sempione, rappresenterà il grande boulevard/tavola dove tutti i paesi ospiti potranno condividere e presentare le loro culture e i loro prodotti.
Ogni paese avrà a disposizione un lotto di terreno - 20 metri per 5 - delimitato da piccole serre flessibili e leggere, più che veri padiglioni, dove andrà in scena la filiera alimentare dalla semina alla preparazione delle singole tipicità agricole. Nei piani degli organizzatori, insomma, un concept pensato in chiave rivoluzionaria: di fatto un'architettura paesaggistica al posto dell'antica impostazione monumentale/fieristica degli Expo otto-novecenteschi.
Naturalmente è solo il primo passo, nonostante un anno e mezzo se ne sia già andato tra litigi e divisioni politiche: «Il concert planner - ha spiegato l'ad di Expo 2015, Lucio Stanca - non è il progetto del sito, si badi, bensì un'idea guida, una visione». La traccia che «permetterà alla società di gestione di avviare i concorsi internazionali di progettazione ai quali parteciperanno i paesi ospiti e architetti e agronomi di tutto il mondo».
Naturalmente l'ottimismo intorno all'idea progettuale, che ha raccolto consensi tra gli addetti ai lavori, non deve velare criticità e riserve che pure restano aperti. «Ho l'impressione che il tema dell'Expo, il rapporto che deve realizzarsi tra Milano e il mondo e il rapporto di accoglienza verso chi verrá, sia diventato piuttosto secondario rispetto ad altri problemi», ha ad esempio commentato in contemporanea il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, in occasione dell'apertura dell'anno pastorale.
Resta poi aperto il tema della destinazione post evento delle aree espositive. E quello decisivo dei fondi. Per ora la copertura esiste solo su 1,4 miliardi di fondi statali. Mentre è buio pesto su 1,1 miliardi di euro di competenza degli enti locali e dei privati.