Dino Boffo si è dimesso dalla direzione di Avvenire con una lettera inviata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Le dimissioni sono «irrevocabili» e «con effetto immediato» sia da Avvenire che dalla tv dei vescovi Tv2000 e da Radio Inblu. Il presidente della Cei ha accettato le dimissioni, prendendone atto, «con rammarico». A Boffo il porporato ha rinnovato «l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico».

«Non posso accettare - ha scritto Boffo nella lettera inviata al Cardinale - che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani». Non solo. «La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere».

«Grazie a Dio, - scrive sempre Boffo - nonostante le polemiche, e per l'onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata». «Fin dall'inizio - prosegue Boffo - si era trattato d'altro. Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia - sottolinea - le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione».

Scrive ancora Boffo: «Se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà e responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione?». «Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il pro e contro di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico».

Proprio questa mattina nella rubrica lettere al direttore sul quotidiano dei vescovi l'ormai ex responsabile del quotidiano dei vescovi (che dirigeva dal 1994) aveva replicato agli attacchi del Giornale diretto da Vittorio Feltri con un'intera pagina su quelle che definiva «dieci falsità» spiegando perché considerarle tali.