Quelle della "spalla seconda" sono state contestate tutte. Ma tra le 2.103 cartelle cliniche del reparto ortopedia dell'Istituto Ortopedico Galeazzi esaminate, solo 79 sono state confermate in pieno. Le altre 2.024, secondo gli inquirenti, conterebbero «dati non rispondenti al vero», per «fornire una falsa rappresentazione della realtà» e avere dal Servizio sanitario rimborsi maggiori per prestazioni «che avrebbero dovuto essere pagate meno». Arriva a queste conclusioni il giudice milanese Vincenzo Tutinelli, disponendo il sequestro preventivo di 1,8 milioni di euro a carico dell'Istituto, per prestazioni dal 2004 al 2006. Contemporaneamente, ieri mattina un avviso di garanzia è stato notificato dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Milano direttamente nelle mani del re delle cliniche private, Giuseppe Rotelli, in quanto legale rappresentante del Galeazzi, indagato in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Nello stesso procedimento dei pm Letizia Mannella e Sandro Raimondi, sono stati indagati per truffa aggravata e falso ideologico il direttore sanitario Giuseppe Banfi, l'attuale amministratore delegato Elena Bottinelli, l'ex Stefano Olgiati oltre che lo stesso Istituto.
Dopo le contestazioni al reparto dermatologico, che portarono a febbraio al sequestro di quasi 2 milioni di euro con trenta avvisi di garanzia, dunque anche nelle cartelle cliniche di quello ortopedico, secondo l'accusa, sarebbero state trovate «giornate di ricovero superiore a quelle effettivamente necessarie» e «con diversa codifica di diagnosi e procedure chirurgiche», con «ingiusto profitto per l'Istituto», a danno del Servizio sanitario e dell'Asl, secondo le conclusioni del giudice. Nel fascicolo dei magistrati, oltre alla perizia di un consulente, anche i racconti di manager della struttura.
«Ricordo una riunione sulla compilazione delle schede di dimissione ospedaliere chirurgia della spalla, allora - fa mettere a verbale un dirigente dell'Unità operativa-Chirurgia Spalla II - vennero fornite indicazioni sulla codifica. Da tale occasione - rivela ancora - venne omesso il codice relativo alla cromionplastica, nonché alla toelette articolare, perché non venivano più rimborsati». «L'allora direttore sanitario mi riferiva di codificare gli interventi più frequenti con codici a priori identificati», dichiara un altro dirigente, mentre un terzo ancora ammette di «non aver mai messo un'indicazione nel campo 56 della cartella», quello cioè riservato alle giornate non a carico del servizio sanitario. Per alcuni casi, infatti, le norme prevedono gli interventi nello stesso giorno del ricovero del paziente. E anche l'«utilizzo improprio della prima giornata di ricovero», con un «uso standardizzato di giornate di degenza per accertamenti preoperatori» viene contestato dal consulente del pm. Per l'accusa insomma, questi erano tutti escamotage per accrescere i cosiddetti Drg, ossia i rimborsi regionali stabiliti a seconda delle prestazioni.
Smentisce totalmente i numeri e le accuse il legale del Galeazzi, Marco De Luca, secondo cui in totale «le cartelle sequestrate sono state 40.850 e nella stragrande maggioranza non è stata rilevata alcuna irregolarità né formale, né sostanziale. Le contestazioni che, si ribadisce essere assolutamente infondate - scrive in una nota - riguardano lo 0,8% del fatturato del periodo considerato». Il difensore assicura come l'ospedale si sia «sempre attenuto scrupolosamente alle leggi statuali e alle direttive regionali, relative alle prestazioni al pubblico e a carico del servizio sanitario regionale».