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Riforma della cittadinanza, maggioranza divisa

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27 settembre 2009
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa (Ansa)

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, si è detto d'accordo con Gianfranco Fini sulla necessità di una riforma del percorso per ottenere la cittadinanza italiana da parte dei figli di immigrati nati in Italia e che hanno già compiuto un ciclo di studi nel nostro paese.
«Condivido la necessità di discutere una riforma della cittadinanza, dobbiamo discuterne per prima cosa all'interno del partito per poi proporre qualcosa di innovativo» ha dichiarato La Russa a margine della Festa del Pdl. In particolare, secondo il ministro della Difesa, è necessario pensare a «un percorso agevolatissimo per chi è nato qui e ha già fatto un ciclo di studi nelle scuole italiane per intenderci la generazione dei Balotelli». Nessuna apertura invece sul fronte del voto agli immigrati (altro cavallo di battaglia del presidente della Camera). «Il voto - ha dichiarato - va dato a chi è cittadino italiano. Il problema è stabilire chi è cittadino italiano».

Nei giorni scorsi l'esponente azzurro, Fabio Granata, aveva presentato insieme al collega del Pd, Andrea Sarubbi, una proposta per modificare la normativa sulla cittadinanza. Il disegno di legge (sottoscritto da 50 esponenti di tutti i gruppi, ad eccezione della Lega ndr.) punta a sostituire il criterio dello lo Ius sanguinis (in base al quale può ottenere la cittadinanza che è figlio di genitori italiani) con lo Ius soli (che da automaticamente la cittadinanza a chi è nato nel nostro paese, anche se da genitori stranieri). Tra gli aspetti più rilevanti della proposta c'è poi il dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni.

Sul tema è intervenuto anche Pier Ferdinando Casini che ha invocato un'ampia convergenza sulla legge. «Una classe dirigente seria guida il paese e affronta le sfide del futuro, non instilla odio, non agita paure, non amplifica tensioni», ha dichiarato il leader dell'Udc in una nota, «una classe dirigente seria cerca un'ampia convergenza per una legge così importante che riguarda il futuro di tutti gli italiani come quella della cittadinanza. Il Pdl - prosegue Casini - è il partito di maggioranza relativa e io mi auguro che non abbia paura di affrontare le sfide, che lavori con gli altri e non si chiuda, sospinto dalla Lega nel fortilizio della maggioranza».

Sul successo della riforma della cittadinanza il vero nodo è appunto costituito dalle divisioni interne alla maggioranza. Il Carroccio e parte del Pdl, tra cui i capogruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, ribadiscono infatti la bocciatura di quella che Roberto Cota chiama "la cittadinanza facile". E c'è chi, come il ministro per l'Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi sottolinei come il tema sia «estraneo al programma del nostro governo e, dunque, non può che imporsi per via parlamentare».

Il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei si augura che la riforma della cittadinanza sia al centro dei lavori del Senato fin da ottobre. Mercoledì prossimo si riunirà il comitato ristretto della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio per esaminare le dodici proposte in materia, tra cui la citata proposta bipartisan.

27 settembre 2009
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