Al Sud un comune su tre (per la precisione il 37,9%) è permeato dalla presenza mafiosa. Su 1.068 Comuni, infatti, 610 hanno un clan o almeno un bene confiscato o, ancora, sono stati sciolti negli ultimi tre anni.
Il record negativo spetta alla provincia di Agrigento, dove 37 comuni, pari all'86% del totale, evidenziano almeno un elemento di criticità tra i tre presi in considerazione dal Censis (il Centro studi investimenti sociali) che oggi ha consegnato nelle mani del presidente della Commissione antimafia, Giuseppe Pisanu, il rapporto sul condizionamento delle mafie al Sud.
Il record della provincia di Agrigento non deve sorprendere. Qui Cosa Nostra ha una lunga tradizione. "Ancora oggi – si legge nell'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, consegnata a dicembre 2008 al Parlamento - l'articolazione agrigentina di "Cosa Nostra" è da ritenere un pilastro per l'intera organizzazione regionale". Senza dimenticare la forza della famiglia Emmanuello di Gela, il rappresentante provinciale di "Cosa nostra" agrigentina è però Giuseppe Falsone. Proprio in questa provincia non si è ancora spenta l'eco per i "fraterni" saluti spediti dal presidente dell'Akragas calcio, Gioacchino Sferrazza, al presunto boss Nicola Ribisi arrestato 11 giorni fa.
Dop Agrigento c'è Napoli, provincia nella quale il 79,3% dei comuni ha un indicatore di presenza della criminalità organizzata e, infine, Caltanisetta, in cui i comuni che registrano un'indiscussa presenza di mafia sono il 77,3% del totale. Bene, al Sud, le situazioni di Avellino e Cosenza, ove la criminalità organizzata sembra essere circoscritta ad alcune aree.
Tra le regioni è la Sicilia ad avere la maggior quota di comuni coinvolti (195, pari al 50% del totale); seguita dalla Puglia, dove 97 comuni, pari al 37,6% del totale registra la presenza di organizzazioni criminali, dalla Campania (203 comuni, pari al 36,8%) e dalla Calabria (115 comuni, pari al 28,1%).