Il voto degli elettori del Pd che eleggeranno il nuovo segretario è ormai dietro l'angolo e i tempi stringono dopo la convenzione che ha sancito il vantaggio di Pier Luigi Bersani ottenuto nei congressi dei circoli. L'ex ministro Ds ha conquistato il 55,13% dei voti, Dario Franceschini è arrivato al 36,9% e Ignazio Marino al 7,9 per cento.
Il segretario lancia un nuovo appello per una forte partecipazione alle primarie e invita a «votare liberi secondo coscienza». È troppo importante, dice Franceschini «decidere a chi affidare il futuro dell'idea del Partito Democratico, a chi affidare la guida dell'opposizione, a chi affidare la capacità di prepararsi a vincere, di fare le alleanze, per tornare a guidare il Paese».
Se il 25 ottobre «verrà a votare moltissima gente», sottolinea «il giorno dopo sarà una giornata di festa per noi e per l'opposizione. Se invece avranno votato in pochi, il 26 ottobre la giornata di festa sarà per la destra e per Berlusconi».
Intanto proseguono gli accesi botta e risposta con Massimo D'Alema, principale sponsor di Bersani. L'ex premier aveva accusato nei giorni scorsi Franceschini di «seminare zizzania» nel partito. E ora rincara la dose, dicendosi preoccupato perchè «questa impostazione spacca il partito e non unisce neppure le forze che sostengono Franceschini». Il segretario risponde su Twitter, come ormai è sua abitudine: «chiedere il cambiamento - sottolinea - non significa spaccare il partito. E prosegue: «D'Alema sa benissimo che dal 21 febbraio lavoro 14 ore al giorno per tenere unito il partito. Proporre il cambiamento non significa spaccare».
Ad invitare ad abbandonare il clima da ordalia è stato Enrico Letta, che giudica «un segnale di grande buon senso» quello dato da Franceschini e Bersani annunciando di voler riconoscere la vittoria a chi avrà vinto le primarie, anche senza aver raggiunto esattamente la quota fatidica del 50% dei voti. «È un impegno politico - dice Letta che non modifica le regole, ma semplicemente riconosce che dopo il 26 ottobre vivremo tutti sotto lo stesso tetto».