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Il padre di Stefano Cucchi: all'obitorio era irriconoscibile

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31 ottobre 2009

«L'ultima volta che l'ho visto vivo è stato venerdì, il 16 ottobre, al processo per direttissima. L'hanno fatto entrare ammanettato, ma quando s'è accorto che c'ero mi ha detto 'papà vieni, fatti abbracciarè». Lo racconta in un'intervista a Repubblica Giovanni Cucchi, padre di Stefano, il giovane arrestato il 16 ottobre scorso e morto 6 giorni dopo in ospedale.

Il padre ha ribadito che al momento del processo Stefano «era magro e gonfio in faccia, quello sì. Ma non mi sono allarmato - ha aggiunto - è entrato con le sue gambe, camminava e quando l'hanno rinviato a giudizio il 13 novembre, per stizza, ha dato un calcio al tavolo». All'obitorio, invece, Stefano «era nero in faccia, sembrava bruciato tanto era livido - dice Giovanni Cucchi - l'occhio sinistro pesto... magrissimo. Sono impazzito davanti a quel vetro».

Quanto all'ipotesi che Stefano sarebbe caduto dalle scale, «a me non lo ha detto nessuno - ha affermato il padre - mi hanno impedito di parlare con lui, non ho potuto neanche sentire i medici». La notizia della morte è arrivata giovedì. «Giovedì mentre aspettiamo di andare finalmente all'ospedale Pertini - ha ricordato Cucchi - hanno suonato alla porta i carabineri e ci hanno consegnato il decreto di nomina del medico legale per l'autopsia. Ecco come lo abbiamo saputo».

L'avvocato difensore d'ufficio. «Le foto di Cucchi dopo la morte non corrispondono assolutamente a ciò che abbiamo visto noi quel giorno. Quando Cucchi è passato in aula a piazzale Clodio, attorno a mezzogiorno del sedici ottobre, non aveva affatto quell'aspetto». Lo dice in un'intervista al quotidiano 'Il Messaggero' Giorgio Rocca, l'avvocato d'ufficio che il 16 ottobre in Tribunale a piazzale Clodio difese Stefano Cucchi.
«Mi sono chiesto come stesse - aggiunge il legale - era magrissimo. Cosicché il viso, rispetto al corpo, sembrava un po' più gonfio. Ma non posso dire che fosse livido». Rocca dice di non aver avuto l'impressione che Stefano fosse stato pestato. «Direi di no - spiega - Posso pensare, ma è una mia opinione, che abbia preso qualche schiaffo. Se però devo basarmi dai segni reali, la risposta è diversa. Per essere franchi: non aveva né 'bozzì né lividi. Non in quel momento».
Rocca conferma che Cucchi il giorno del processo camminava da solo. «Direi di sì - afferma - Se avesse avuto le vertebre rotte, penso che si sarebbe intuito qualcosa». «Cucchi - prosegue l'avvocato - era molto agitato con i carabinieri. Gli ha indirizzato più volte parole pesanti. Ho dovuto dirgli di stare calmo e tranquillo. Con gli arrestati succede piuttosto spesso».

«Pieno sostegno alle indagini e celerità nell'accertamento della verità e dei colpevoli». È quanto ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso di una telefonata con il procuratore della Repubblica di Roma, Giovanni Ferrara, a proposito dell'inchiesta sulla morte del giovane Stefano Cucchi, deceduto sei giorni dopo l'arresto. «Esprimo vicinanza alla famiglia Cucchi - ha detto Alfano - e, al contempo, ribadisco fiducia nell'operato della Polizia Penitenziaria che, ogni giorno, svolge i suoi delicati compiti con abnegazione e in contesti difficili. Auspico che l'autorità giudiziaria accerti, in tempi brevi, la verità dei fatti».
La dichiarazione del ministro arriva dopo che lo stesso aveva sostenuto che Stefano sarebbe morto in seguito ad una caduta accidentale e al rifiuto di ospedalizzarsi.

Intanto si apprende che di omicidio preterintenzionale il reato ipotizzato dalla Procura di Roma nell'ambito della morte del detenuto Cucchi, avvenuta il 22 ottobre scorso nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini.
Il pm Vincenzo Barba, titolare degli accertamenti procede, per il momento, contro ignoti. Alla base della configurazione dell'ipotesi di reato la tipologia delle lesioni riscontrate sulla salma. Verificare se Cucchi abbia subito lesioni, chi gliele ha procurate e se queste abbiano provocato la morte del detenuto: sono questi gli interrogativi ai quali il magistrato intende dare risposte. Per questo sono già stati sentiti come testimoni alcuni carabinieri della stazione Appio-Claudio in cui Cucchi passò, in una cella di sicurezza, la prima notte, quella tra il 15 ed il 16 ottobre scorsi, in seguito al fermo per detenzione di sostanze stupefacenti. Già sentiti anche alcuni agenti di polizia penitenziaria. Altri dovranno essere sentiti, compreso l'uomo al quale Cucchi cedette l'hashish prima di essere fermato. Il pm Barba attende inoltre l'esito dell'autopsia sull'uomo di 31 anni.

31 ottobre 2009
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