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di Piero Fornara

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1° ottobre 2009
Un momento del convegno (Fotogramma)
BLOG / Crossroads (di Luca De Biase)

Seconda edizione del convegno sul «Futuro del giornalismo» all'università statale di Milano: l'integrazione fra carta e web rafforza il ruolo di approfondimento e di "scavo" dei quotidiani tradizionali


Due italiani su tre considerano ancora le notizie lette su internet come «inaffidabili» o quanto meno «dubbie»: lo evidenzia l'indagine svolta da Astra Ricerche per l'Ordine dei giornalisti della Lombardia, presentata giovedì 1° ottobre nel convegno «Il futuro del giornalismo» all'università statale di Milano. L'indagine è stata svolta su un campione di italiani tra i 15 e i 55 anni che accedono con regolarità alla rete, rappresentativi di 16,2 milioni di adulti.

I media classici vengono penalizzati dall'utilizzo crescente di web e cellulari, ma i giornali non sono destinati a scomparire. La stampa scritta e, in particolare, i quotidiani hanno infatti dei punti di forza nell'affidabilità, nell'approfondimento e nello "scavo" delle notizie. Secondo il presidente di Astra Ricerche, Enrico Finzi, «adesso la partita è tutta da giocare sulla qualità dell'informazione, sia nella divisione dei ruoli, sia portando la stampa su internet e sul cellulare». Dall'indagine emerge che il 21% degli internauti non saltuari è disposto a pagare per accedere alle notizie sul web. Già oggi il ricorso a servizi a pagamento online è tutt'altro che irrilevante, pur se minoritario: 2,3 milioni di utenti vi accedono, senza pagare un abbonamento, scaricando un arretrato da un archivio storico o leggendo approfondimenti e commenti non gratuiti, 700mila pagano un abbonamento per avere notizie (ad esempio, scaricando ogni giorno un quotidiano in formato pdf); altri 700mila sono iscritti a servizi internet che inviano news (tipo sms).

Per il 47% degli intervistati è forte anche la domanda di "giornalismo dei giornalisti" sul web. Eccone i motivi: perché gli iscritti all'Ordine sono più esperti e competenti, perché sanno esprimersi con maggiore chiarezza e comprensibilità e - "last but not least" - perché sono tenuti a rispettare le norme della deontologia professionale. In altre parole, quasi una "garanzia di origine controllata", che secondo gli internauti potrebbe essere contrassegnata anche da un piccolo simbolo, un'icona o un bollino.

«L'integrazione tra carta e web è la ricetta vincente» secondo il direttore della "Stampa" Mario Calabresi: «Sarebbe infatti velleitario far concorrenza a internet procrastinando ad esempio l'orario di chiusura dei quotidiani: meglio avere dei giornali più snelli, ma credibili e approfonditi». Calabresi ha citato «il "Financial Times", vero quotidiano globale che vende più all'estero che in Gran Bretagna, ma pubblica solo 30 "storie" per ogni numero, mentre da noi "La Stampa" ne riporta almeno 60 e ancora di più se ne trovano sul "Corriere della Sera" e sulla "Repubblica": decisamente troppe».

Per il presidente della Federazione italiana degli editori, Carlo Malinconico, il settore si trova in una situazione difficile: «Il mercato editoriale è in grave crisi, la pubblicità va ancora male». Di fronte alla sfida di internet, ha proseguito Malinconico «l'editoria ha bisogno di nuove regole e soprattutto di pagare meno tasse: in particolare, andrebbe abbassata l'Iva sui prodotti online: un prodotto editoriale cartaceo ha infatti l'aliquota del 5%, mentre su internet vale quella normale del 20 per cento». La Fieg hapresentato un esposto ha presentato un esposto ccntro "Google news" all'autorità della Concorrenza perché, secondo la tesi degli editori, il motore di ricerca guadagna sulla pubblicità che vedono gli utenti, ma non riconosce nulla a chi ha messo in rete gli articoli. «Non trovo corretto che chi crea un contenuto non si veda arrivare neanche una briciola - ha detto Malinconico - dobbiamo dire laicamente se ci devono essere delle regole. E oggi le regole le fa chi gestisce e che guarda caso gestisce anche la pubblicità». La responsabile comunicazione di Google Italia Simona Panseri ha invece proposto un cambio di logica perché quello che si deve offrire in rete non è il giornale intero, ma la valorizzazione delle singole notizie , impaginando il sito in modo da fornire collegamenti con tutte le altre notizie che hanno attinenza, sul modello di quanto fa "You Tube" che offre altri video da vedere.

La Fieg sta studiando un sistema di news online a pagamento, ma il responsabile del "Corriere.it" Marco Pratellesi ha voluto mettere in guardia dall'attesa di facili introiti: «Quando il quotidiano spagnolo "El Pais" ha deciso far pagare le notizie sul suo sito web c'è stato un effetto boomerang e il concorrente diretto "El Mundo" è diventato il quotidiano online in lingua spagnola più letto nel mondo». Secondo Luca De Biase, caporedattore di "Nova 24-Il Sole 24 Ore", «per i giornalisti il web è sicuramente un'opportunità, pur se a volte viene vissuto con ansia da chi ha lavorato a lungo sulla carta stampata, ma devono essere gli editori a decidere il modello di business ».

1° ottobre 2009
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