Non c'è emergenza criminalità fra gli immigrati, dice una ricerca presentata a Roma e realizzata da Caritas-Migrantes e dall'Agenzia Redattore sociale. I sei italiani su dieci secondo i quali gli immigrati sarebbero portatori di insicurezza cadono, dunque, in errore. Perché il tasso di criminalità degli immigrati regolari, in Italia, è «solo leggermente più alto» di quello degli italiani (tra l'1,23% e l'1,4%, contro lo 0,75%), nel caso di persone oltre i 40 anni persino inferiore. È vero, semmai, che la condizione di irregolarità si riscontra tra il 70% e l'80% degli stranieri denunciati.
Il reato commesso da 4 stranieri su 5 (87,2%) riguarda la violazione della legge sull'immigrazione. In generale, però, dice la ricerca, non esiste alcun legame fra l'aumento degli immigrati regolari e l'incremento dei reati in Italia: tra il 2001 e il 2005, mentre gli stranieri sono aumentati di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti sono cresciute del 45,9 per cento. «È esagerato - ha tenuto a precisare Franco Pittau, coordinatore del dossier sull'immigrazione Caritas-Migrantes - insistere sull'emergenza criminalità: sono affermazioni da cui gli italiani escono male».
Nel 2005, i reati in materia di immigrazione sono stati 21.996; di questi 19.189 sono stati commessi da stranieri, compresi gli irregolari. Gli immigrati pesano poi per l'81,7% nei reati relativi alla tratta e al commercio di schiavi; per il 74,4% alle false dichiarazioni sull'identità; per il 60,8% alla riproduzione abusiva di registrazioni cinematografiche; per il 39,5% nei furti; per il 34% nel traffico di stupefacenti. Risulta molto bassa, invece, l'incidenza degli stranieri sul totale delle denunce per altri tipi di reati: rapine in banca (3%) o uffici postali (6%), evasione fiscale e contributiva (5,8%), omissione dei contributi previdenziali (8%), associazione per delinquere (10,6 per cento).