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Lodo Alfano: sentenza rinviata
Berlusconi attende «fiducioso»

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6 ottobre 2009

I giudici della Corte Costituzionale torneranno a riunirsi domani mattina, mercoledì, in camera di consiglio per discutere della legittimità del lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.

Martedì mattina la Consulta ha deciso che la presenza del pm nel giudizio di costituzionalità sul lodo Alfano è inammissibile. La decisione è giunta dopo una sospensione della seduta di 45 minuti utilizzata per discutere l'ammissibilità della presenza del pubblico ministero richiesta dal procuratore e dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano.

Amirante: «Inammissibile la presenza del pm». Il presidente della Consulta Francesco Amirante ha spiegato che «questa presenza per la giurisprudenza della Corte Costituzionale è inammissibile, non essendo prevista espressamente», ricordando inoltre che «il legislatore ha ritenuto non irragionevolmente di distinguere il ruolo del pm da quello delle parti», anche considerando che «la parità tra accusa e difesa non comporta necessariamente la presenza del pubblico ministero». I giudici hanno preso questa decisione dopo un camera di consiglio durata circa 45 minuti.

Il professor Alessandro Pace, presidente dei costituzionalisti italiani, a nome della Procura di Milano aveva chiesto alla Corte l'ammissibilità dell'intervento per argomentare, in udienza pubblica, i motivi per cui il Lodo Alfano sarebbe illegittimo. Pace aveva preso la parola dopo che il giudice relatore Franco Gallo aveva riassunto i temi dei ricorsi presentati dai magistrati di Milano e di Roma contro la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.

«È vero che stando alla precedente giurisprudenza della Corte l'intervento della Procura di Milano non potrebbe essere ammesso, ma - ha sottolineato - tale giurisprudenza non è più utilizzabile, alla luce del nuovo art.111 della Costituzione, che garantisce la parità delle armi e il principio del contraddittorio» anche dinanzi alla Corte costituzionale. Gli avvocati del premier Berlusconi, invece, avevano chiesto che la Corte dichiarasse inammissibile l'intervento della Procura di Milano.

Il costituzionalista Pace: «Amarezza per il no a pm». «Brutti tempi, ha commentato amareggiato il professore costituzionalista Alessandro Pace, lasciando il palazzo della Consulta- «Questa è una legge ad personam: anni fa sarebbe bastato questo per farla dichiarare incostituzionale». Per Pace il fatto che i giudici della Consulta abbiano giudicato "inammissibile" la costituzione in giudizio dei pm di Milano nell'udienza sul lodo Alfano «apre spiragli a che la sentenza su questa norma ribalti la precedente» sul lodo Schifani e che quindi la Corte Costituzionale giudichi inammissibili i ricorsi presentati nei confronti del lodo Alfano.

«Vedo negativamente - ha detto Pace - l'inammissibilità della nostra costituzione in giudizio ma, d'altra parte, se questi giudici sono riusciti a fare la sentenza che hanno fatto sul caso Abu Ammar (fu dato torto alla Procura di Milano e mantenuto il segreto di Stato sugli atti riguardanti le extraordinary redention, ndr.) possono fare tutto».

Pecorella: «Berlusconi primus super pares». «Con le modifiche apportate alla legge elettorale, il presidente del Consiglio non può più essere considerato uguale agli altri parlamentari, ossia non è più "primus inter pares", ma deve essere considerato "primus super pares"». Così uno dei difensori del premier, l'avvocato Gaetano Pecorella ha difeso, davanti alla Consulta, la costituzionalità del lodo Alfano escludendo che la legge introduca elementi di disparità del trattamento e dei cittadini innanzi alla legge. Per Pecorella bisogna prendere atto del fatto che «con la legislazione di oggi sulle elezioni delle cariche politiche, la posizione del presidente del Consiglio si è venuta staccando da quella che era stata disegnata dalle tradizioni liberali». Sul rinvio, Pecorella non ha avuto dubbi: «La decisione - ha commentato - riguarda una situazione complessa, non poteva essere presa in mezzora. Ci attendiamo la sentenza tra mercoledì, in serata, o giovedì mattina».

L'Avvocatura dello Stato non ha tentato di condizionare la Corte. L'Avvocatura generale dello Stato non ha mai «tentato di condizionare questa Corte», ha detto l'avvocato Glauco Nori, intervenendo dinanzi alla Consulta. Ha parlato di «ricostruzioni fantasiose» rispetto alla memoria da lui presentata, a nome della Presidenza del Consiglio, per difendere la legittimità del Lodo Alfano. In quella memoria, infatti, si parlava di possibili «danni irreparabili» per il premier, costretto a doversi difendere in processo, tanto da evocare il pericolo di dimissioni, come fu per il presidente Giovanni Leone ai tempi dello scandalo Lockheed.

«L'Avvocatura ha invece difeso una norma, prodotto legislativo del Parlamento, che lo Stato ha il dovere di tutelare». I «danni irreparabili» ai quali Nori si riferiva, ha spiegato, sono quelli che deriverebbero «se si trascurassero gli impegni di governo. Penso, ad esempio, agli impegni del presidente del Consiglio all'estero, o alla partecipazione del premier ad un Consiglio europeo».

  CONTINUA ...»

6 ottobre 2009
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