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Mafia, Don Ciotti: «Segnali preoccupanti dal territorio»

di Nino Amadore

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23 ottobre 2009
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con don Luigi Ciotti,nel pomeriggio di oggi 23 ottobre 2009,in occasione del Convegno "Contromafie gli Stati generali dell'Antimafia". ANSA

Potrebbe chiamarli uno per uno con nome e cognome. Tutti: volontari, testimoni di giustizia, rappresentanti delle associazioni antiracket, semplici studiosi e operatori delle amministrazioni locali. Tutti, ci sono proprio tutti gli uomini e le donne di Libera a questa secondo edizione di Contromafie, gli stati generali dell'antimafia promossi da Libera, l'associazione guidata da don Luigi Ciotti. E lui, don Ciotti, dal palco dell'auditorium di via della Conciliazione a Roma è a loro che si rivolge per fornire le chiavi di lettura di una manifestazione che prosegue sabato con i 17 gruppi tematici in cui saranno approfonditi tutti i temi dell'impegno e della lotta alla mafia: dall'informazione alla giustizia, dall'antiracket all'impegno delle amministrazioni locali. Per arrivare domani a un manifesto con le richieste da inviare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ma da far circolare in tutta Italia così come è avvenuto nella precedente edizione, quella del 2006. Quello di don Ciotti è un discorso privo di retorica, molto puntato su azioni concrete a partire dall'esame di ciò che il movimento antimafia, qui così plasticamente rappresentato, ha fatto negli ultimi anni: «Dobbiamo – dice don Ciotti – capire se abbiamo rispettato gli impegni presi». Uno stimolo per tutti coloro che qui si sono dati appuntamento e un appello per tutti: tenere alti i valori e le regole della «Costituzione che prima di essere difesa da chi vuole cambiarla e snaturarla deve essere vissuta. Abbiamo bisogno di buone leggi e di buona politica». E poi, per sgombrare il campo, chiarisce: «Libera non ha appartenenze politiche ma fa politica». E sulla Chiesa «bisogna dire che oggi c'è troppa neutralità. Va detto una volta per tutte che non esiste una mafia devota». E poi giù con il "ripasso" di alcune incompiute come alcune richieste che erano già presenti nel manifesto elaborato nel 2006 come l'istituzione di un'agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata, l'approvazione di un testo unico della legislazione antimafia, l'inserimento del delitto contro l'ambiente nel codice penale, l'istituzione di un'autorità unica contro il riciclaggio.
Per chiudere con un grido d'allarme che arriva dai territori in cui Libera è presente con le sue antenne: «I segnali sono preoccupanti – dice don Ciotti –. Sotto traccia c'è molto movimento». E se Alfredo Mantovano, sottosegretario al ministero dell'Interno, ha rivendicato l'azione del governo senza registrare grandi entusiasmi dalla platea, soprattutto alla luce dell'episodio che ha coinvolto Piera Aiello, la testimone di giustizia rimasta senza tutela dopo essere tornata a Partanna, il paese in provincia di Trapani dove è nata e dove viveva. La Aiello era la cognata di Rita Atria, la ragazza che aveva cominciato a collaborare con la giustizia e si è uccisa quando ha saputo della morte di Paolo Borsellino. Ancora oggi la lapide di Rita Atria, distrutta dalla mamma perché la figlia era «amica degli sbirri» dice Don Ciotti, è senza nome.

23 ottobre 2009
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