Sandro Ruotolo, storico collaboratore di Michele Santoro e suo "vice" nella trasmissione Annozero, e la sua famiglia, sono stati minacciati di morte in una lettera pervenuta al giornalista sulla quale sta indagando la Digos.
Secondo i primi accertamenti delle forze dell'ordine la missiva non sembrerebbe opera di un mitomane perché conterrebbe particolari dai quali si desume che il giornalista è stato pedinato e sorvegliato. Nella stessa missiva, inoltre, si farebbe riferimento ad una lista di "obiettivi" in cui Ruotolo sarebbe il secondo. Il giornalista negli ultimi giorni è stato impegnato a Palermo per un'inchiesta sulla mafia che dovrebbe andare in onda nel programma di Raidue.
«Sono cose spiacevoli, che coinvolgono la famiglia, gli affetti più cari. Non posso dare dettagli per l'indagine in corso - ha dichiarato Ruotolo interpellato al telefono -, ma sono trent'anni che faccio questo bellissimo lavoro e continuerò a farlo, con la schiena dritta».
Immediate le dichiarazioni di sostegno da parte di esponenti politici e giornalisti. Il direttore di Raidue, Massimo Liofredi, ha espresso, in una telefonata Ruotolo, la sua personale solidarietà al giornalista di AnnoZero, esternando la sua viva preoccupazione per le minacce ricevute. Il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd), ha spiegato in una nota che le minacce di cui è stato vittima il giornalista «sono un fatto di assoluta gravità». A Ruotolo, ha aggiunto, «esprimo la mia solidarietà, certo che anche in questa occasione proseguirà il suo lavoro con coraggio, senza farsi intimidire. Le inchieste e l'approfondimento giornalistico sono un pilastro essenziale della democrazia. Nel caso della criminalità organizzata sono fondamentali per spiegarci i meccanismi coi quali essa si articola e agisce, influendo sulla vita quotidiana di cittadini e amministratori». È compito delle istituzioni, ha concluso Chiti «difendere col massimo impegno questo prezioso lavoro al servizio della democrazia».
Anche i cronisti hanno espresso pieno sostegno al collega Sandro Ruotolo e hanno sottolineato che «quando la polemica politica contro il lavoro dei giornalisti supera ogni limite consentito dalle elementari norme della civiltà si rischia di aizzare la follia di qualche sconsiderato o criminale». In una nota, il Presidente dell'Unci Guido Columba e il presidente del Gruppo Cronisti Campani Renato Rocco hanno ricordato che, come sostiene sempre lo stesso Ruotolo, «le minacce e le intimidazioni si combattano soprattutto essendo più cronisti, cioè non lasciando solo il collega come un facile bersaglio per i prepotenti o i criminali, ma garantendogli attorno una "cintura di sicurezza"- di tante voci di altri cronisti».
Anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha espresso in una nota la vicinanza «a Sandro Ruotolo e alla sua famiglia destinataria di gravissime minacce per la sua attività di giornalista». Un collega, prosegue il sindacato, «che non accetta di tacere su fatti e misfatti che inquinano la società civile e su cui destina le sue migliore risorse testimoniando un giornalismo che non si gira mai dall'altra parte anche di fronte alle situazioni più intricate. Minacce verbali, lettere minatorie, addirittura pedinamenti sono episodi gravissimi e inquietanti. È necessario un'attenta considerazione delle autorità competenti su queste intimidazioni ed occorre un'analisi attenta dei veleni sparsi nel territorio dell'informazione».
