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L'avvocato di Stefano Cucchi: negati documenti per la difesa

di Nicoletta Cottone

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31 ottobre 2009
Una foto recente di Stefano Cucchi (Ansa)


Un corpo scheletrico martoriato, il viso tumefatto, l'arcata sopraccigliare rossa e gonfia in modo abnorme, un occhio rientrato, la mascella fratturata, la dentatura rovinata. Sono impressionanti le foto scattate al cadavere di Stefano Cucchi, il detenuto del carcere di Regina Coeli, morto a 31 anni nel reparto per carcerati dell'Ospedale Pertini di Roma. Scatti post autopsia, effettuati dall'agenzia funebre, pubblicati per espressa volontà della famiglia per ottenere verità. Per capire quando e come è morto il ragazzo. Arrestato il 15 ottobre per droga in un parco romano, processato per direttissima il 16 ottobre a piazzale Clodio per spaccio, spedito a Regina Coeli per i suoi precedenti e morto il 22 ottobre nel reparto destinato ai detenuti dell'Ospedale Pertini. Sulla vicenda il ministro della Giustizia Angelino Alfano riferità martedì al Senato.

Il pubblico ministero Vincenzo Barba ipotizza il reato di omicidio preterintenzionale contro ignoti. La famiglia ha nominato come legale, l'avvocato Fabio Anselmo, che già in passato si è occupato di casi analoghi (da Riccardo Rasman a Federico Aldrovandi). Luigi Manconi, docente universitario ed ex Garante dei diritti dei carcerati a Roma, si occupa del caso in quanto presidente dell'associazione "A buon diritto", che per primo ha denunciato la vicenda Cucchi.

«Il problema – spiega l'avvocato Fabio Anselmo al Sole 24 Ore - è che per ora prendiamo atto di uno spettacolo disarmante. Attualmente non siamo in condizioni di poter esercitare i nostri diritti di difesa, prendendo atto e conoscenza delle cartelle cliniche e del materiale fotografico scattato durante l'autopsia. Ci vengono negati documenti per l'esercizio della difesa, che vengono esibiti ai telegiornali, in netta violazione dell'articolo 326 del Codice penale. Siamo disorientati».

Sempre dai giornali, l'avvocato ha appreso che il pm avrebbe avuto la segnalazione dall'ospedale
Pertini che Stefano Cucchi rifiutava l'alimentazione. «Situazione che ci rende ancora più perplessi, perché se è vero vuol dire che un ragazzo in difficoltà, con molti traumi, due vertebre fratturate, non è stato aiutato adducendo la giustificazione che non voleva. In questo caso ci sarebbe una responsabilità per omicidio preterintenzionale».

La famiglia, racconta il legale «ha appreso della morte di Stefano dalla notifica di un avviso di conferimento di incarico per autopsia, quando già l'incarico era stato conferito. E si tratta di un momento nel quale si possono fare osservazioni sul quesito e nominare propri consulenti».

Per Luigi Manconi la morte di Stefano Cucchi presenta «molti lati oscuri e preoccupanti». Al giudice il compito di fare luce.

31 ottobre 2009
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