La sinistra italiana cerca un leader e deve scegliere tra Pier Luigi Bersani, «il professionista», Dario Franceschini, «il finto modesto». Ignazio Marino, «il riformatore». Così Le Monde presenta i «tre capi» che si sfideranno alle primarie del Pd il 25 ottobre.
I simpatizzanti di sinistra, spiega il quotidiano francese, devono decidere chi portare alla testa del Partito democratico, nato nel 2007 e che «per il momento, non ha vinto nessuna elezione». E aggiunge: «Silvio Berlusconi, che si diverte a fare il conto di tutti i leader di sinistra che ha già battuto, attende il prossimo, certo di spuntarla alle regionali del 2010».
Per il corrispondente Philippe Ridet, già si sa cosa i tre sfidanti vogliono rappresentare. Gli è bastato osservarli alla convenzione del Pd dell'11 ottobre. Bersani in giacca e cravatta: il rigore. Franceschini senza giacca ma con la cravatta: la falsa disinvoltura. Marino senza né giacca né cravatta: la piena disinvoltura. Lui «sa già che sarà battuto e vuole solo creare sorpresa». Già perché «tutti sanno ormai che tutto si gioca tra Bersani e Franceschini».
Le Monde dedica un ritratto a parte a ciascuno dei tre. Bersani «si veste e parla come un ministro dell'Economia». I suoi avversari, scrive Ridet, sospettano che voglia «inquadrare» le primarie e spianare la strada per la candidatura di Massimo D'Alema alle politiche del 2013. Franceschini, che pochi pensavano fosse ancora lì al momento del voto dei militanti, ha svolto un interim «modesto ma efficace». Marino, dei tre il meno professionista della politica, è «un possibile arbitro del voto», «l'arbitro del duello», qualora nessuno degli altri due ottenga la maggioranza assoluta.
Anche El Pais oggi concentra l'attenzione sul Pd con un titolo in evidenza sulla homepage del suo sito web: «La sinistra italiana cerca un leader che faccia fronte a Berlusconi». Recita il sottotiolo: «Il Partito democratico inizia il processo delle primarie con Pier Luigi Bersani come favorito».
Sono passati sei mesi dalle dimissioni di Walter Veltroni e il Pd è «virtualmente scomparso», scrive il corrispondente Miguel Mora. La «traversata nel deserto» di un centrosinistra lacerato dalle dispute interne, continua il quotidiano spagnolo, ha incluso il risultato poco consolante delle elezioni europee e qualche «episodio vergognoso», come l'assenza di una ventina di deputati al voto sullo scudo fiscale, che «ha permesso di approvare la legge».
Secondo El Pais, pochi credono che la formazione, «una maionese mal amalgamata» di ex democristiani ed ex comunisti, otterrà «la sintesi e la spinta necessaria per convertirsi in una reale alternativa a Silvio Berlusconi».
In ogni caso gli analisti, aggiunge Mora, «vedono il futuro del Pd con pessimismo». Molti pensano che, riciclandosi in un partito riformista e continuando a far parte di una classe politica identificata come "la casta", «la vecchia sinistra italiana abbia rinunciato alla sinistra e finirà per scindersene».