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«Estinti» Mediaset e Mills ma non Mediatrade-Rti

di Donatella Stasio

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11 Novembre 2009

Al Csm sono già pronti per misurare l'impatto sui processi di quella che, tra le toghe, viene considerata «peggio di un'amnistia». «Per fare una stima corretta, bisognerà prima leggere i dettagli del disegno di legge», dicono a palazzo dei Marescialli dove, però, valutano nell'ordine di centinaia di migliaia i processi destinati all'«estinzione» con il Ddl battezzato da Governo e maggioranza «processo veloce» o «breve», che sarà presentato nei prossimi giorni al Senato. Silvio Berlusconi non ha spuntato da Gianfranco Fini l'ombrello più ampio della «prescrizione breve» (taglio di 1/4 dei tempi, per i reati puniti fino a 10 anni), ma si è assicurato «l'estinzione» dei due processi milanesi Mediaset diritti Tv e Mills, in cui è imputato, rispettivamente, di frode fiscale e di corruzione giudiziaria. E ciò grazie alla norma transitoria che Niccolò Ghedini, suo consigliere giuridico nonché avvocato difensore, ha inserito nel testo.
I due processi al premier sono ancora in primo grado e quindi, in base alla norma transitoria, sottoposti alla nuova regola dei 2 anni di tempo massimo per arrivare alla sentenza, se l'imputato è incensurato e il reato per cui si procede è punito fino a 10 anni (ad eccezione dei reati di mafia, terrorismo o grave allarme sociale come rapina, omicidio, estorsione e con l'esclusione di chi è recidivo o delinquente abituale; la corruzione non è stata esclusa). In questi casi, dunque, se dal decreto di rinvio a giudizio sono trascorsi già 2 anni, il giudice sarà costretto a prosciogliere l'imputato perché «il reato è estinto». Ed è quel che dovrà fare il Tribunale di Milano nel processo Mediaset diritti Tv: il decreto che dispone il giudizio è del 7 luglio 2006 e quindi - pur recuperando l'anno di sospensione dovuto al ricorso alla Consulta sul Lodo Alfano - il processo è morto a luglio del 2009. Sarebbe già cadavere anche il processo Mills: il decreto che dispone il giudizio è del 30 ottobre 2006 e quindi si è «estinto» a ottobre 2009 (tenuto sempre conto della sospensione dovuta al Lodo Alfano). Peraltro, anche se l'inizio della «fase» dibattimentale venisse spostata in avanti, e cioè alla prima udienza di apertura del dibattimento (come stabiliva il Ddl Fassone, a cui si ispira il Ddl Ghedini), il risultato non cambierebbe di molto, perché soltanto il processo Mills avrebbe ancora qualche mese di vita, fino a marzo 2010.

Il «processo veloce» o «breve» non toccherà invece l'inchiesta Mediatrade-Rti perché è in fase di indagine e il Ddl si applica solo ai processi di primo grado (anche pendenti), appello e Cassazione (per una durata complessiva di 6 anni). Nonostante questa limitazione, e sebbene Fini abbia preteso dal premier che la nuova normativa sia accompagnata da risorse umane e finanziarie a supporto dei tribunali, il provvedimento sta già suscitando allarme per le ricadute che produrrà sul dissestato sistema giudiziario. Oggi si riunisce l'esecutivo dell'Anm per una prima valutazione della situazione; nel pomeriggio, i vertici del sindacato delle toghe incontreranno la Consulta Pdl sulla giustizia e solo dopo diranno ufficialmente che ne pensano del Ddl. Ma tra i magistrati c'è grande preoccupazione per un intervento che viene, di fatto, assimilato a una «drastica riduzione della prescrizione» e che, in mancanza di riforma strutturali e processuali, «comporterà il rischio di una diffusa impunità». «Molto peggio di un'amnistia», dicono, perché le nuove norme «andranno a regime», mentre l'amnistia è una tantum. E se oggi si contano circa 200mila prescrizioni», con il Ddl saranno «molte, ma molte di più». Fortissimi, poi, tra i magistrati, i dubbi di costituzionalità sul provvedimento «che crea addirittura un triplo binario»: tre processi di diversa velocità (e con esiti diversi) per gli incensurati imputati di reati fino a 10 anni, esclusi quelli di mafia e terrorismo nonché quelli di grave allarme sociale come omicidi e rapine; per i recidivi o i delinquenti abituali; per chi ha oggi un processo in corso in primo grado rispetto a chi è in appello o Cassazione. Il Presidente della Repubblica lo firmerà?

11 Novembre 2009
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