Il tema del processo in corso al tribunale di Milano a quattro tra dirigenti ed ex dirigenti di Google "non è sulla libertà della rete ma se esista o no una zona franca di non applicabilità di alcune leggi dello Stato e, in particolare, della normativa a protezione dei dati personali". Lo scrivono i pubblici ministeri Alfredo Robledo e Francesco Cajani nella memoria presentata al giudice Oscar Magi nella quale ricostruiscono le indagini e i motivi per cui hanno chiesto condanne tra 1 anno e 6 mesi. La puntualizzazione sul tema del processo è una replica a quanto dichiarato dall'ufficio stampa di Google Italy alla notizia della chiusura delle indagini della procura milanese: "Crediamo fermamente che questo procedimento non riguardi Google Video (la piattaforma usata per mettere in rete il video all'origine del procedimento, ndr) e quello che è successo (la trasmissione di un filmato in cui un ragazzo disabile subisce violenze da parte di compagni di scuola, ndr), ma riguardi Internet come la conosciamo: un ambiente aperto e libero". I magistrati sottolineano per contro: "stiamo parlando del 'sistema Google' e di coloro che, in relazione alla vicenda oggetto di indagine, si sono mossi - con i ruoli di responsabilità e di operatività - all'interno del richiamato sistema (vera miniera d'oro dei nostri giorni)".
"Affermare invece che stiamo parlando di Internet significa, spaventare o ancor peggio confondere, spostare apertamente l'attenzione su altro".