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Fini tesse il dialogo con il Pd, sulle riforme la scure giustizia

di Emilia Patta

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26 novembre 2009


Due giorni fa, mentre il leader del Pd Pier Luigi Bersani annunciava la nomina di Luciano Violante a responsabile riforme per il partito, il presidente della Camera Gianfranco Fini rilanciava proprio la bozza Violante (premierato soft, Senato regionale, riduzione del numero dei parlamentari) come base per una riforma condivisa della Costituzione. Nelle ore successive, e in vista della mozione bipartisan proprio sulle riforme istituzionali che si discuterà in Senato mercoledì prossimo, sono arrivate parole di apprezzamento nei confronti della bozza Violante da parte di uomini molto vicini al premier come il ministro degli Esteri Franco Frattini e il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. E oggi la presentazione del libro di Rosy Bindi "Quel che è di Cesare" è stata occasione per un incontro pubblico tra Fini e Bersani sui temi dell'immigrazione e appunto delle riforme. Proprio nel momento in cui le tensioni nella maggioranza arrivano alle stelle sulla questione della giustizia, il tema delle riforme sembra dunque paradossalmente riprendere slancio.

Nella stesse ore in cui Fini e Bersani si ritrovavano alla presentazione del libro della Bindi, l'ufficio di presidenza del Pdl si riuniva in una difficile opera di sintesi sulla giustizia: il ddl sul processo breve che dovrà passare al vaglio del Quirinale, l'ipotesi del ritorno dell'immunità parlamentare, lo spauracchio di imminenti avvisi di garanzia da parte delle procure siciliane sul rapporto tra mafia e politica in merito alle stragi del '93. Carne al fuoco ce n'è abbastanza.

L'impressione è che nel centro-destra si viva ormai in un clima d'attesa: si stenta insomma a trovare un filo conduttore in attesa di una soluzione del problema giustizia. E l'apertura di ambienti del Pdl vicini a Berlusconi all'ipotesi del premierato soft contenuto nella bozza Violante – quando è noto che il premier punta all'elezione diretta del capo dell'esecutivo e dunque a una forma di presidenzialismo vero e proprio – può essere letta anche in relazione al nodo giustizia. Nel senso di un'apertura al dialogo caro a Fini sulle riforme istituzionali in cambio di maggiore "benevolenza" sul fronte giustizia.

Mercoledì, intanto, la discussione della mozione bipartisan sulle riforme sarà un primo test per capire se c'è davvero la volontà di dialogo.

26 novembre 2009
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