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In Senato prove di dialogo bipartisan

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20 NOVEMBRE 2009


Riforme istituzionali? Il Senato affronterà questo problema nella seduta del 2 dicembre. Così hanno deciso i capigruppo e non è escluso possa farlo partendo da una mozione condivisa da maggioranza e opposizione. L'iniziativa è partita dalla presidente del gruppo del Pd Anna Finocchiaro che, partendo dalla vecchia bozza Violante, ha ricordato come su alcuni punti (riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione del bicameralismo perfetto e trasformazione del Senato in Camera delle autonomie) ci sia già stata un'approfondita discussione tra gruppi di maggioranza e di opposizione, la quale ha fatto registrare significative convergenze.
Val la pena di ricordare che la bozza Violante fu votata da un'ampia maggioranza in commissione alla fine della scorsa legislatura e poi rilanciata l'anno scorso dal Pdl in segno di dialogo con la ripresentazione del testo, identico, proprio al Senato. Si tratta della stessa cornice istituzionale più volte evocata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri dalla Turchia ha parlato di «primi spiragli» (si veda l'articolo nella pagina a fianco), e dal presidente della Camera Gianfranco Fini.
Plauso bipartisan, dunque, a quello che sembra un inaspettato rilancio del dialogo sulle riforme. A cominciare dal presidente del Senato Renato Schifani, che ha parlato di importante «passo avanti». Al di là di come andrà la discussione in vista dell'appuntamento del Senato non c'è dubbio che nodo cruciale resta la definizione del cosiddetto "premierato", vale a dire del ruolo del presidente del Consiglio, che soprattutto la maggioranza vorrebbe vedere rafforzato in relazione all'evoluzione istituzionale che si è determinata con il nome dei candidati premier sulla scheda elettorale. L'opposizione è in materia più prudente, anche se, in passato, non sono mancate aperture sul cosiddetto "premierato soft" che consentirebbe al presidente del consiglio di avere un ruolo più accentuato nella nomina e conseguente revoca dei ministri e financo un ruolo di «compartecipazione» nel potere di scioglimento delle Camere.
Scende in campo anche il leader del Pd Pierluigi Bersani, per il quale «c'è un impulso da parte del Pd sul tema delle riforme vere, che mostra di dare qualche frutto». Qualcuno nella maggioranza fa notare che il 2 dicembre cade proprio a ridosso della manifestazione dell'Italia dei valori, il 5 dicembre, contro Berlusconi. Nessun imbarazzo - fanno notare però in casa Pd – è un modo per sottolineare che il Pd non è soltanto un partito dei no come quello di Di Pietro.
Soddisfattissima la Lega, che vede riaprirsi la possibilità di dare la più volte auspicata "cornice" istituzionale al federalismo fiscale. Più cauto il Pdl, che tuttavia con il presidente dei senatori Maurizio Gasparri apre al percorso condiviso: «La mozione sarà uno sprone, uno stimolo, poi si vedrà nel concreto del lavoro parlamentare come ogni gruppo affronterà la questione». E Gasparri mette subito in campo l'ipotesi dell'elezione diretta del capo del Governo. Ipotesi sulla quale non è facile prevedere un atteggiamento di accondiscendenza da parte dell'opposizione. Così come, per l'opposizione, la questione delle riforme istituzionali va tenuta distinta da quella della riforma della giustizia. Lo stesso Bersani lo ha ricordato nel suo incontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini subito dopo le primarie.
G. Co.

20 NOVEMBRE 2009
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