Non è la prima volta che l'università Bocconi di Milano, quella dei grandi manager, viene presa di mira da attentati. Nell'aprile del 1999, sul
davanzale di una finestra dell'ateneo di via Sarfatti, fu trovato un ordigno, fabbricato in maniera rudimentale, che non esplose, anche perchè non era stato costruito per esplodere.
Quella azione dimostrativa, ricorda l'Ansa, fu rivendicata con un volantino con un messaggio firmato dai 'Nuclei guerriglia antirazzistà, una sigla sconosciuta agli investigatori. Nella rivendicazione, si contestava, anche allora, il sistema capitalistico, la gestione del fenomeno immigrazione, con la creazione dei centri creati per gli stranieri in attesa di espulsione definiti 'lager'. All'epoca l'attentatore si scagliò anche contro la 'guerra imperialista nei Balcanì.
Per quella vicenda fu processato, e assolto nel febbraio del 2002 dalla prima corte d'Assise di Milano, Luca Giannasi, spezzino, ritenuto informatore dei servizi segreti e finito sotto processo anche per lo scoppio della bomba, nel settembre '98, davanti all'Intendenza di Finanza di Milano. Giannasi arrestato insieme a un presunto complice, Giuseppe Fregosi, per il quale il pm Stefano Dambruoso aveva chiesto 16 anni di carcere fu condannato a 8 mesi di reclusione per detenzione di esplosivo e assolto dall'accusa di strage.