«Non ho mai detto a Spatuzza di attendermi aiuti». Così il boss Filippo Graviano rispondendo in videoconferenza ai giudici durante la sua deposizione nel processo a Marcello Dell'Utri, smentisce le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che aveva sostenuto: «Se non arriva niente da dove deve arrivare, allora é il caso che incominciamo a parlare con i pm».

«Non ho mai conosciuto il senatore Dell'Utri nè direttamente nè indirettamente e quindi non ho mai avuto rapporti con lui» ha detto il boss Filippo Graviano al termine della sua deposizione rispondendo a una domanda della Corte d'Appello di Palermo. «Nel '94 (periodo in cui, secondo Spatuzza, i Graviano avrebbero avuto assicurazioni da settori della politica ndr) - ha aggiunto Filippo Graviano - non c'era nessuno che doveva farmi promesse, perchè io all'epoca dovevo scontare solo quattro mesi di carcere. Perchè avrei dovuto chiedere aiuto?». «E poi - ha proseguito il boss - il discorso con Spatuzza sarebbe avvenuto nel 2004. Da allora sono passati cinque anni, se avessi voluto consumare una vendetta lo avrei già fatto. Ma queste cose mi sono estranee».

Le dichiarazioni del pentito Spatuzza vengono smentite anche da altri esponenti di Cosa Nostra come il boss Cosimo Lo Nigro. «Non sono mai stato a Campofelice di Roccella e i Graviano li ho conosciuti solo in carcere». Lo Nigro ha smentito, dunque, quanto riferito dal pentito Gaspare Spatuzza che ha raccontato di avere partecipato, alla fine del '93, a un incontro con Giuseppe Graviano e Cosimo Lo Nigro nel corso del quale il capomafia di Brancaccio gli avrebbe detto che era necessario fare l'attentato contro i carabinieri allo Stadio Olimpico di Roma «così chi si deve dare una mossa, se la dà». Frase che il pentito interpretò come riferita a una trattativa in corso tra la mafia e una parte della politica che, proprio un nuovo eccidio, avrebbe dovuto accelerare.

Fini: la deposizione di Graviano dimostra che occorre aver fiducia nella magistratura
Sulla vicenda è intervenuto anche Gianfranco Fini, presidente della Camera: «La deposizione di Graviano dimostra che occorre avere fiducia nella volontà e nella capacità della magistratura di accertare la verità».