RIMINI. «Chiameremo tutti i magistrati a scegliere da chi vogliono farsi rappresentare all'interno del Csm». Annuncia l'intenzione di procedere a una vera e propria rivoluzione il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara.
Il vertice delle toghe, definisce confortanti le parole di apprezzamento sul lavoro svolto quotidianamente dalla categoria dal presidente della Camera Gianfranco Fini, e anticipa uno dei temi più importanti che saranno trattati dal Consiglio direttivo centrale (Cdc) dell'associazione sabato prossimo: quello di passare dal sistema del sorteggio a quello della consultazione per eleggere i membri del Consiglio superiore della magistratura. Una linea che se passasse, superando anche delle opposizioni interne offrirebbe, grazie a una sorta di primarie, a tutti i magistrati l'opportunità di eleggere o essere eletti. «Dall'ultimo dei giudici di Sciacca ai togati di piazzale Clodio, chiunque potrà presentarsi – afferma Palamara – si tratta di una scelta svicolata dalle logiche di appartenenza alle correnti».
Respinge al mittente le accuse rivolte in un "clima avvelenato" tra politica e magistratura alla categoria che rappresenta Luca Palamara, ma, ammette la necessità di procedere a un'autoriforma iniziando dalla composizione dell'organo di autogoverno dei giudici fino al sistema di controllo sull'attività dei magistrati. Il vertice dell'Anm individua poi, durante un colloquio con i giornalisti a margine del convegno, nel problema delle mancanza di Pm nelle procure una delle priorità da affrontare.
Uno spiraglio arriva, secondo Palamara, dalla proposta di Michele Vietti di aprire anche ai vincitori di concorso la possibilità di ricoprire il ruolo. Non manca una considerazione sul processo breve. «Vogliamo che sia raccolto l'invito del presidente della Repubblica a fare riforme di ampio respiro. In questo senso vogliamo un processo che funzioni per tutti nella stessa maniera». Un riferimento c'è anche all'incidente «del fuori onda in cui è stato coinvolto il presidente delle Camera Gianfranco Fini che scambiava le sue opinioni con un magistrato» (il procuratore della Repubblica Nicola Trifuoggi).« È brutto vivere in un paese in cui dobbiamo solo captare le conversazioni private – dice Palamara – detto questo non ritengo che un magistrato che esprime delle idee in una conversazione privata perda la sua imparzialità e la sua terzietà».