Le preoccupazioni di Napolitano? «In realtà ci dovrebbero essere per l'uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà». Gli attacchi violenti? «Sono io a subirli. Se c'è qualcuno di non violento, questo è il presidente del Consiglio eletto praticamente direttamente da tutti gli italiani: eppure viene attaccato e insultato, di lui si dicono cose assurde, si fanno trasmissioni incredibili, anche sulla tv pubblica». La dura controreplica di Silvio Berlusconi a Giorgio Napolitano – che ieri aveva definito le dichiarazioni del premier contro la Consulta e i giudici «un violento attacco contro la Costituzione» – misura subito la temperatura altissima di una nuova giornata di passione per le più alte istituzioni del Paese.
«Non ho mai pensato una volta a elezioni anticipate» fa inoltre sapere Berlusconi da Bruxelles, dove ha partecipato a un vertice Ue. Una rassicurazione che però non toglie la sensazione di vivere in una campagna elettorale perenne.
Il presidente del Consiglio si sente vittima dei magistrati, della Consulta e della Rai. E non perde occasione, anche all'estero, per esprimere il suo disagio anche a costo di criticare aspramente le altre istituzioni. Un modus operandi non condiviso dal cofondatore del Pdl, nonché presidente della Camera Gianfranco Fini. Che, a sua volta, non lesina commenti quotidiani in difesa di Colle, Consulta e giudici. «Nel capo dello Stato si devono riconoscere tutti gli italiani» ha ripetuto anche ieri il numero uno di Montecitorio.
Fino a quando potrà andare avanti questa polifonia? Entro certi limiti si può certo parlare di normale dialettica interna al più grande partito italiano. Ma adesso al centro dello scontro sono finiti gli organismi di garanzia, i più alti rappresentanti del paese. «Usciamo da una contrapposizione esasperata» è l'ennesimo appello di Giorgio Napolitano. Ma intanto i toni esagitati hanno già allontanato quelle riforme sulle quali era stato faticosamente avviato un dialogo, per quanto irto di incognite.