«Una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale»: così il gip considera l'intera vicenda emersa con l'inchiesta Broker. Nella sua maxi ordinanza - emessa nei confronti di 56 persone e che consta di oltre 1600 pagine - il gip Aldo Morgigni arriva a questa conclusione valutando «l'eccezionale entità del danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle condotte la loro protrazione negli anmi e la qualità di primari operatori di borsa e mercato di Fastweb e Telecom Italia Sparkle (Tis).

«La realizzazione di ingenti crediti fiscali - si legge nel provvedimento - era solo una delle condotte delittuose ideate da amministratori di Fastweb e Tis, e forse il lato meno significativo dell'intera operazione delittuosa». L'obiettivo principale era creare «ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore delle società "cartiere". Le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l'Iva in favore delle "cartiere" consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori». In sostanza, le somme sembravano spese per attività commerciali legittime e venivano riportate nelle uscite registrate nei bilanci societari ma questo movimento «serviva solo ad utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell'Iva versata dai clienti di Fastweb e Tis che non era mai stato versato all'erario».

Le reponsabilità dei vertici di Telecom Italia
Le modalità operative di Telecom Italia Sparkle (Tis) «pongono con solare evidenza il problema delle responsabilità degli amministratori e dirigenti della società capogruppo alla quale appartiene Tis, ossia Telecom Italia Spa» tra il 2003 e il 2007. Nell' ordinanza il gip spiega che dal momento che Tis era la proprietaria dell'intera dorsale della rete di cui si avvale Telecom Italia ed è sostanzialmene la cassa operativa del gruppo «è evidente che o si è in presenza di una totale omissione di controlli all'interno del gruppo Telecom Italia Spa sulle gigantesche attività di frode e riciclaggio o vi è stata una piena consapevolezza delle stesse».

Il magistrato sottolinea inoltre che mentre le condotte di frode fiscale richiedevano l' attività di una serie di associati con avanzate competenze tecniche, ossia in grado di ideare, realizzare e gestire le complesse operazioni commerciali fraudolente, «il riciclaggio, il reimpiego delle ingenti somme di denaro e l' intestazione fittizia dei beni acquistati con le stesse, rendeva necessaria la presenza di associati pienamente inseriti negli ambienti della criminalità organizzata classica». Compito di questi ultimi, «reperire innumerevoli persone con funzioni di prestanome sia per la titolarità dei conti correnti di appoggio sui quali fra transitare le ingenti somme di denaro, sia per l' intestazione dei beni di lusso e delle attività commerciali acquistate dagli associati con i proventi dei delitti».

Sistematico ostacolo alla giustizia
Le attività del gruppo criminale erano «talmente macroscopiche» - scrive nell'ordinanza il gip - che per mantenerle era necessario «il sistematico ostacolo alla giustizia». Per questo i componenti del sodalizio avevano dovuto associarsi con «pubblici ufficiali, e in particolare ufficiali di polizia giudiziaria» per «impedire che venissero svolte indagini sui reati commessi» o che comunque «fosse possibile avere notizie ed informazioni sullo stato delle indagini, ostacolandole ove necessario».

L'adesione al sodalizio di esponenti delle forze di polizia costituiva «l'ulteriore passo verso un terzo livello di associati, che fosse rivestito delle pubbliche funzioni indispensabili ad assicurare i profitti dell'associazione». Ciò avveniva sia con «attività di intralcio alle indagini che con diretta attività di collaborazione in cambio di elevatissime somme di denaro che costituivano il prezzo della corruzione».

Un'organizzazione tra le più pericolose mai viste
L'organizzazione, scoperta da Ros e Gdf, anche per l'abituale collaborazione con appartenenti alla 'ndrangheta (cui venivano intestati beni di lusso e attività economiche degli associati) è giudicata dal gip, nell'ordinanza di custodia cautelare, «tra le più pericolose mai individuate».

«Unisce, infatti - aggiunge il gip - all'inusitata disponibilità diretta di enormi capitali e di strutture societarie apparentemente lecite l'eccezionale capacità intimidatoria tipica degli appartenenti ad organizzazioni legate da vincoli omertosi, la cui violazione è notoriamente sanzionata da intimidazioni e violenze che, spesso, giungono a cagionare l'uccisione sia di quanti si oppongano ai progetti delittuosi che degli stessi appartenenti al sodalizio criminale ritenuti non più affidabili».