Cinquantanove anni, due figlie, medico specializzato in malattie tropicali – con una carriera che dal confine tra Thailandia e Cambogia lo ha portato in occasione del G-8 della scorsa estate a sedere accanto ai potenti della Terra dopo aver organizzato il Giubileo e i funerali di Giovanni Paolo II – il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla protezione civile Guido Bertolaso è passato in una decina di giorni da potenziale ministro, come annunciato da Silvio Berlusconi, a indagato.

L'ipotesi di reato della procura di Firenze è corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti alla Maddalena per il mancato G-8. E se la maggioranza e il governo si stringono attorno al loro sottosegretario, a cominciare da Berlusconi che ha subito respinto l'offerta di dimissioni (di «apprezzamento incondizionato per questo straordinario servitore dello Stato» ha parlato in conferenza stampa Gianni Letta), dall'opposizione emergono toni più critici. Non tanto nei confronti della persona quanto del «sistema» protezione civile.

L'attenzione è rivolta al decreto che istituisce la Protezione civile servizi Spa, ora all'esame del Senato. «Il legislatore deve prendere decisioni molto attente», avverte il leader del Pd Pier Luigi Bersani invitando a riflettere sull'allargamento delle competenze previsto dal governo. Nel mirino soprattutto il comma 5 dell'articolo 3, subito ribattezzato dall'opposizione "lo scudo Bertolaso": «Dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 gennaio 2011, non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle strutture commissariali».

Il decreto crea una società per azioni che potrà muoversi a 360 gradi nel campo delle emergenze e dei grandi eventi espandendo le proprie attività oltre il raggio di competenza attuale dell Protezione civile. Insomma, una sorta di allargamento del "modello Bertolaso" inteso come modello di efficienza fondata su regole straordinarie (come ha scritto il Sole 24 Ore in numerose inchieste, l'ultima sul numero di martedì 9 febbraio a pagina 6).

Un modello che ha fin qui ha guidato la gestione di molti eventi, dai mondiali di ciclismo di Varese nel 2008 (con relativo completamento della tangenziale del capoluogo) all'America's cup di Trapani (che ha permesso di completare la rete fognaria) fino al G-8, peraltro mai fatto, alla Maddalena. Oltre, naturalmente, agli eventi di maggiore impatto mediatico e politico come la gestione post-terremoto in Abruzzo o l'emergenza rifiuti in Campania, fino agli aiuti ai terremotati di Haiti. Un modello – è sempre l'inchiesta del Sole 24 Ore a rivelarlo – supportato anche dai numeri dei provvedimenti: ben 78 i decreti del presidente del Consiglio dei ministri sulle emergenze e 79 le ordinanze di protezione civile per far fronte a calamità ed eventi speciali.

Molti ora invitano a riflettere. Si è parlato di «bertolasocrazia», una strategia ben precisa che consente di decidere in deroga alle leggi ordinarie in nome dell'emergenza. Con i vantaggi dei tempi rapidi, ma anche con tutti i rischi in termini di minori controlli.

Quanto a lui, il burocrate di Stato stimato dal centro-destra come dal centro-sinistra e sempre confermato nei suoi incarichi dai governi di diverso colore che si sono succeduti nell'ultimo decennio, a fine novembre – annunciando di voler lasciare la Protezione civileentro l'anno – aveva così decritto il "suo" metodo: «Sono un medico e quando mi chiamano perché ci sono dei feriti io cerco di salvare loro la vita e se è necessario passo anche con il rosso e vado contromano. Poi pagherò la multa».